
Diocesi: Savona-Noli, parte il corso “Educare al rispetto per la persona” promosso dalla Pastorale scolastica
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Mentre gli occhi del mondo si concentrano sugli eventi a Gaza, le condizioni nella città palestinese di Betlemme, nella Cisgiordania occupata, e nelle comunità circostanti, continuano a deteriorarsi: è quanto sostiene la Catholic Near East Welfare Association (Cnewa) per bocca di Joseph Hazboun, direttore regionale della Missione apostolica a Gerusalemme, fondata da Pio XI nel 1926. La Cnewa ha diffuso il 10 giugno scorso un Rapporto mensile sulle condizioni di vita del governatorato di Betlemme, a sud di Gerusalemme in Cisgiordania, che comprende Betlemme, alcune città e tre campi profughi. Israele ha designato l’85% di questo territorio come Area C, ponendolo sotto il controllo israeliano. Il direttore, in base al rapporto, afferma che il tasso di disoccupazione nella città natale di Gesù è salito al 31% e che Betlemme sta perdendo circa 2,5 milioni di dollari al giorno in entrate turistiche. Tutto ciò ha determinato la chiusura di negozi, ristoranti e istituzioni culturali locali, arrivando a minacciare la conservazione del patrimonio palestinese. Sono sempre di più le famiglie cristiane che emigrano da Betlemme in cerca di opportunità di lavoro altrove. Una situazione aggravata dal fatto che “il governo israeliano ha revocato migliaia di permessi di lavoro per i palestinesi che soffrono senza colpa le conseguenze della guerra”. Inoltre, il rapporto denuncia che “all’interno del governatorato di Betlemme, ci sono circa 76 posti di blocco, per lo più militari, cancelli stradali, muri di terra e di cemento, che continuano a bloccare l’accesso a posti di lavoro, scuole e centri di trattamento medico”. A maggio, il governo israeliano ha approvato l’inizio della registrazione finale dei diritti fondiari nell’Area C, “per la prima volta dal 1967 in violazione del diritto internazionale”. Si prevede, viene spiegato nel Rapporto, che ciò porterà a discriminazioni nei confronti dei palestinesi, che avranno difficoltà a far valere i loro diritti sulla loro terra. Inoltre, il governo israeliano continua a confiscare vaste aree di terra a Betlemme, afferma Hazboun, citando esempi recenti, tra cui terreni confiscati come zone cuscinetto intorno agli insediamenti israeliani. La Cnewa e i suoi partner continuano a finanziare opportunità di lavoro temporaneo, sovvenzioni per l’assistenza sanitaria di base – in particolare per donne e bambini – e progetti di servizio sociale, e a sostenere le istituzioni partner in difficoltà economica nell’area di Betlemme. Le Ong che lavorano con la Pontificia Missione forniscono anche borse di studio agli studenti dell’Università Dar Al Kalima e dell’Università di Betlemme. Da Hazboun anche la richiesta di aiutare la Cooperativa dell’artigianato di Terra Santa, istituzione commerciale riconosciuta, acquistando legno d’ulivo per consentire ai suoi artigiani di produrre oggetti artigianali in legno d’ulivo per i mercati commerciali internazionali.
Fonte: Agensir
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