Diocesi: mons. Giudice (Nocera Inferiore-Sarno), “l’Azione cattolica sia segno di speranza per la nostra terra”
Diocesi: mons. Giudice (Nocera Inferiore-Sarno), “l’Azione cattolica sia segno di speranza per la nostra terra”
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Lo scorso anno sono espatriati 89.462 italiani, il 9,1% in più rispetto al 2022, anche se non si è ancora tornati agli alti livelli pre-pandemia. È uno dei dati contenuti nel Rapporto Italiani nel mondo 2024 della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma. Tra gli 89.462 italiani che si sono iscritti all’Aire nel 2023 con motivazione “espatrio” il 54,8% sono maschi, il 66,9% celibi/nubili, il 26,9% coniugati/e, lo 0,3% sono unioni civili. Il 45,5% del totale ha tra i 18 e i 34 anni, il 5,5% ne ha più di 65. In una generale crescita (+9,1%), gli over sessantacinquenni sono aumentati del 12,9%, con la variazione più consistente (+14%) tra chi ha tra i 65 e i 74 anni. I giovani e i giovani adulti nell’insieme (68,8%) sono la componente indiscussa dell’attuale esperienza migratoria italiana accompagnata dal 14,7% di minori (oltre 13 mila) e dal 5,5% di over 65 anni (5 mila circa). Il restante 11,1% ha tra i 50 e i 64 anni. L’Europa ha accolto il 71,4% di chi si è spostato da gennaio a dicembre 2023 (quasi 64 mila connazionali). Gli italiani sono partiti da tutte le province di Italia verso 187 Paesi del mondo di tutti i continenti.
Tra gli over 65 in aumento (+12,9%) c’è chi torna nel Paese in cui era emigrato per anni, dove sono nati anche i nipoti; c’è chi fa il nonno o la nonna baby-sitter inseguendo figli e nipoti; c’è chi parte per la prima volta e chi, invece, va all’estero per vivere meglio e pagare meno tasse. In sintesi, rivela il rapporto, “sono cinque gli indicatori di opportunità che influenzano gli anziani italiani nella scelta di emigrare: il clima clemente, il regime di tassazione, il sistema sanitario, il costo della vita e il dinamismo culturale”. Nel 2022 e 2023 i principali Paesi di destinazione sono ancora il Regno Unito e la Germania che hanno accolto, rispettivamente, il 15,1% e il 13,3% degli emigrati italiani, seguiti da Svizzera, Francia, Spagna, Brasile e Stati Uniti d’America. Riguardo al livello di istruzione, riferito all’anno 2022, in prevalenza gli emigrati italiani hanno un titolo di studio medio-alto (circa il 69% ha il diploma). Nel decennio 2013-2022, la perdita complessiva di giovani laureati nella classe di età 25-34 anni a favore dell’estero ammonta nel Nord a circa 43 mila unità, nel Centro è di circa 14 mila unità, mentre nel Mezzogiorno è di circa 30 mila unità.
Fonte: Agensir
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