
L’episcopato del Cardinale Gennaro Portanova a Reggio Calabria, un convegno a Palazzo Alvaro
Figura cui la Chiesa reggina bovese deve molto per il ventennio di governo durante il

Il lavoro che la comunità è chiamata a fare, e quindi anche la parrocchia, non è solo quello di formare i suoi componenti attraverso l’acquisizione di contenuti e tecniche di trasmissione, ma è quello di crescere nella coscienza di essere comunità
Nella traduzione interlineare di Gal 6,6, dove ad ogni termine greco corrisponde un termine italiano, nel rapporto uno a uno, e che secondo gli studiosi rimane la traduzione più fedele al testo originale, troviamo: «Metta in comune poi il catechizzato la Parola al catechizzante in tutti (i) beni».
Rendere questo versetto in italiano non è facile così come la sua interpretazione. Per quanto riguarda quest’ultima quella più frequente è: «Colui che è istruito nella parola partecipi dei sui beni quello che lo istruisce». Questa traduzione è presente nel testo della Bibbia Cei, nella revisione del 2008, secondo cui il catechizzato ripaga il catechizzante con dei beni materiali, richiamando così il pensiero di Paolo e della Chiesa primitiva presente nella I lettera ai Corinzi. Ma se noi rimaniamo fedeli al testo interlineare l’interpretazione è un’altra: sembra che Paolo stia affermando che lo scambio dei beni non sia materiale e che questo avvenga attraverso la Parola. È la Parola che permette la partecipazione ai beni.

Questo tipo di interpretazione non so lo è più vicina al testo originale, ma è uno dei testi del Nuovo Testamento su cui gli studiosi fondano un nuovo paradigma di catechesi: Kerygmatico-relazionale o oikonomico. L’idea chiave di questa relazione sta nel considerare il Kerygma non come un insieme di dati ma come un Fatto, l’Evento del mistero della salvezza nel suo farsi, attraverso un processo testimoniale koinonico, tra i membri dell’assemblea credente ed orante. Ciò che si compie nel la vita della comunità e di ciascun partecipante è opera di Dio, cioè il fatto salvifico che si compie nella vita dei credenti.
In questo modo Dio va compiendo un disegno di amore in ciascun credente, nella Chiesa e nel mondo e la comprensione della vita spirituale e della Chiesa va crescendo attraverso la via della oikonomia. I significati vengono elaborati attraverso un mutuo rapportarsi. Quello che cambia secondo questo paradigma è anche la comunicazione, non ci sono più due poli, il mittente e il ricevente, non c’è un contenuto fatto di dati da trasmettere, ma c’è un unico polo e ciò che viene scambiato è un’esperienza (un be ne): l’essere in Cristo.
In questo tipo di lettura diventa centrale la comunità e di riflesso la parrocchia che è l’esperienza più comune di comunità anche se non l’unica. La parrocchia non può essere più il luogo dove alcuni che hanno acquisito delle competenze e dei contenuti li tra smettono ad altri, ma lo spazio dove i credenti donano mutuamente la loro vita in Cristo, questo non significa abolire i ruoli e ministeri all’interno di una comunità ma viverli e comunicarli in modo completamente diverso. La prima conseguenza di questa visione va a toccare uno dei punti cruciali della catechesi: essa può essere orientata ma non ha una durata limitata, è per tutta la vita, perché ciascun credente e la comunità stessa cresce nel mutuo scambio di beni spirituali.
Se, infatti, comunico dei contenuti, il mio compito finisce nel momento in cui li ho comunicati, se invece io vivo e comunico un Evento la mia testimonianza non si esaurisce, ma trova continuamente nuovi significati, nuove comprensioni, che chiedono nuove comunicazioni connesse al mutuo rapportarsi dei membri della comunità. Nel concreto il lavoro che la comunità è chiamata a fare, e quindi anche la parrocchia, non è solo quello di formare i suoi componenti attraverso l’acquisizione di contenuti e tecniche di trasmissione, ma è quello di crescere nella coscienza di essere comunità, luogo del la Parola e della Grazia.
Non vanno eliminate le forme di catechesi presenti nelle nostre parrocchie ma vanno riviste alla luce del nuovo paradigma, dove il protagonista non è il singolo ma la comunità nel suo essere e divenire. Parliamo di una comunità che nello stesso tempo viene educata ed educa, che si fa carico di accogliere, accompagnare e far crescere i suoi membri, capace di intercettare, provocare, custodire le domande di senso, di creare e permettere condizioni tali per cui le risposte non vengono date ma ricercate, trovate e maturate insieme.
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Ruolo fondamentale all’interno della comunità viene dato agli adulti, per questo è auspicabile che in ogni parrocchia ci siano luoghi e tempi in cui si abbia l’occasione di ritrovarsi e scambiarsi i beni di cui si parlava prima. Varie sono le forme e le modalità che si possono utilizzare, ma punto di partenza e di appoggio restano la catechesi biblica e la catechesi liturgica.

Figura cui la Chiesa reggina bovese deve molto per il ventennio di governo durante il
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