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Papa Leone XIV, nelle sue prime dichiarazioni ha invitato a “disarmare i cuori”, privilegiando diplomazia e integrazione dei migranti. Un richiamo questo che ci rimanda all’insegnamento di San Francesco che durante le crociate cercò il dialogo pacifico con il Saladino, non vedendo in lui un nemico da combattere, ma un essere umano con cui entrare in sintonia.
Questo messaggio appare oggi molto importante e attuale perché il Mediterraneo, storico crocevia tra Europa, Africa e Asia, è una regione segnata profondamente da conflitti, migrazioni e dinamiche geopolitiche complesse.
L’interazione tra culture diverse, descritta da Fernand Braudel come un insieme di culture sovrapposte, ha generato tanto ricchezza culturale quanto tensioni e scontri. La regione mediterranea continua infatti ad essere al centro di crisi e conflitti persistenti, alimentati principalmente da instabilità politiche, disparità economiche e tensioni sociali diffuse.
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I conflitti attuali, specialmente in Medio Oriente e Nord Africa, incidono direttamente sulla stabilità europea e globale, generando crisi umanitarie di vasta portata e intensificando i flussi migratori verso l’Europa.
L’instabilità persistente e le divisioni interne degli stati della regione complicano ulteriormente le possibilità di risoluzione pacifica e sostenibile di tali conflitti. Per affrontare efficacemente questa situazione è, quindi, essenziale adottare, seguendo l’indicazione di Leone XIV, una strategia focalizzata sul «disarmo dei conflitti», un approccio che implica non solo l’interruzione delle ostilità militari, ma anche l’eliminazione delle cause strutturali che ne sono all’origine. Piuttosto che limitarsi a interventi militari o a risposte emergenziali, è necessario investire significativamente nella prevenzione dei conflitti, promuovendo iniziative diplomatiche e politiche di dialogo interculturale capaci di costruire ponti tra società spesso divise.
Questa forma di diplomazia preventiva è cruciale per stabilizzare la regione mediterranea, riducendo le tensioni e prevenendo nuove escalation di violenza. In questo quadro, il dialogo interculturale emerge come uno degli strumenti più efficaci per promuovere comprensione reciproca e cooperazione tra popoli e governi diversi. Questa strategia deve essere supportata da politiche economiche e sociali inclusive, mirate a ridurre le disparità e a promuovere uno sviluppo equo e sostenibile nelle regioni più vulnerabili. In parallelo, è indispensabile ripensare profondamente il modo in cui l’Europa affronta le migrazioni, che sono spesso diretta conseguenza dei conflitti e della povertà endemica.
Invece di adottare politiche reattive o puramente difensive, occorre sviluppare una gestione integrata delle migrazioni, orientata a fornire opportunità reali di integrazione e sviluppo economico e sociale. Tale integrazione non solo contribuisce a gestire efficacemente i flussi migratori, ma pouò anche fungere da leva per la stabilizzazione e la pacificazione della regione.
Una governance multilaterale efficace è essenziale per sostenere questo processo. Gli attori internazionali, compresi governi, organizzazioni internazionali e società civile, devono collaborare strettamente per implementare politiche coerenti e coordinate, orientate al lungo termine.
È necessario costruire partenariati strategici basati sulla reciprocità e sul dialogo costante, in modo da facilitare la comprensione reciproca e creare condizioni favorevoli per una pace sostenibile. Un ruolo cruciale è svolto dalla sensibilizzazione delle opinioni pubbliche europee e mediterranee.
La costruzione di una narrazione pubblica positiva, che valorizzi i benefici derivanti dalla pace e dalla cooperazione internazionale, è fondamentale per superare le retoriche di paura e divisione. Il disarmo dei conflitti nel Mediterraneo non rappresenta soltanto un imperativo morale, ma anche una necessità strategica globale. Solamente affrontando le radici profonde delle tensioni e promuovendo attivamente politiche di cooperazione e sviluppo sostenibile, sarà possibile trasformare il Mediterraneo da epicentro di crisi in un laboratorio innovativo di pace e stabilità internazionale.
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