Avvenire di Calabria

A poche centinaia di metri dall'approdo delle Caronti un percorso articolato su 52 dipinti, di cui 16 esposti al pubblico per la prima volta

L’arte nello Stretto. A Messina una mostra sui seguaci di Caravaggio

I seguaci del Merisi hanno contaminato tutto il meridione con il loro talento

di Davide Imeneo

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Varcare le soglie della ex Filanda Barbera-Mellinghoff, sede storica del Museo Regionale di Messina, significa compiere un viaggio nel tempo. Le luci soffuse e gli accesi colpi di colore delle tele, permettono di rivivere l’atmosfera dei primi anni del 1600 quando, in riva allo Stretto, dimorò Michelangelo Merisi da Caravaggio.


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L’opportunità di questo percorso storicoartistico è offerta dalla mostra “Seguendo Caravaggio con maniera vigorosa e tinta” curata da Elena Ascenti, Giovanna Famà, Alessandra Migliorato e Donatella Spagnolo. Il progetto di allestimento è a cura di Domenico Crisafulli e Daniele Guarnera; l’allestimento è stato eseguito dalla ditta Floridia (guarda il nostro video esclusivo sul trasferimento della statua di San Basilio di Sant'Agata eseguito dalla ditta Floridia).

Il percorso espositivo è stato allestito con il contributo di diversi prestatori, tra cui anche l’Arcidiocesi di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela, l’Arcidiocesi di Palermo, il Museo diocesano di Palermo, la Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, il Ministero dell’Interno - Fec, la Fondazione Lucifero di San Nicolò, il Palazzo Alliata di Villafranca di Palermo, il Museo civico di Castello Ursino di Catania e alcuni collezionisti privati.

Su un totale di 52 dipinti, sono ben sedici le tele esposte al pubblico per la prima volta. La mostra si colloca come una naturale prosecuzione dell’esposizione permanente del Museo regionale di Messina, luogo caratterizzato da una forte impronta caravaggesca. Il capoluogo peloritano, infatti, rispetto a tutte le altre città siciliane visitate dal pittore lombardo, custodisce ben due dipinti iconici di Caravaggio: l’Adorazione dei pastori e l’enigmatica Resurrezione di Lazzaro, in cui appare anche un autoritratto del pittore. Il direttore del Museo, Orazio Micali, sottolinea come «con soli 57 mila euro sia stato possibile realizzare una mostra di alto valore storicoartistico».

Ma l’investimento a cui è chiamato un Museo, anche quello più esiguo, garantisce un ritorno in termini educativi che darà frutti nel tempo, pure in termini di impegno per il bene comune». La mostra sul Caravaggismo, inaugurata il 28 luglio scorso, rende visibile, olio su tela, l’effetto della presenza di Caravaggio in Sicilia: un vortice artistico inarrestabile e sconvolgente che ha avuto come baricentro Messina, ma che si è protratto ben oltre i confini della Regione. Quattro sono i protagonisti assoluti delle sale dell’Ex Filanda: Mario Minniti, Alonzo Rodriguez, Pietro D’Asaro e Giovan Simone Comandé. La mostra, tuttavia, non ha un taglio monografico, piuttosto privilegia una visione corale, fatta di confronti e rimandi di ordine tematico, stilistico e di appartenenza culturale.

Esemplificativo, da questo punto di vista, è il percorso centrato sulle storie della passione di Cristo, dove è possibile confrontare due versioni dell’Ecce Homo di impronta caravaggesca. Il Commiato dei Santi Pietro e Paolo di Alonzo Rodriguez, invece, è uno dei dipinti più significativi del caravaggismo siciliano sia per carica drammatica che per valori pittorici, tanto che un tempo la tela era attribuita alla cerchia del Guercino e poi al napoletano Battistello Caracciolo.

Francesco Susinno, storiografo messinese settecentesco, nel sintetizzare come il linguaggio del pittore lombardo sia stato recepito dai seguaci, parla proprio di «maniera vigorosa e tinta»: la forza espressiva è unita alla libertà della pennellata e alla spregiudicatezza nell’uso del colore, che accompagnerà i seguaci del Caravaggio fin sulle soglie del pittoricismo e del barocco.

La mostra è visitabile fino al 14 ottobre prossimo. È possibile accedervi tutti i giorni dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso ore 18) e nei giorni festivi dalle 9 alle 13:30 (ultimo ingresso ore 12:30). Il costo del biglietto è di 5 euro (3 euro ridotto). Per raggiungerla è sufficiente recarsi presso l’indirizzo Viale della Libertà, 465. Il Museo regionale di Messina è a portata di mano anche per i reggini e i calabresi. La struttura, infatti, si trova a meno di 700 metri dal molo di attracco delle Caronti: è possibile raggiungerla traghettando anche senza vettura al seguito.

L'intervista alla curatrice: tutti i dettagli della Mostra "Seguendo Caravaggio"

Anche la nostra redazione ha compiuto questo breve viaggio. Abbiamo attraversato lo Stretto per approfondire il percorso espositivo insieme a Donatella Spagnolo, una delle curatrici della mostra. Ecco la nostra intervista.

Su cosa è centrata la mostra “Seguendo Caravaggio”?

La mostra “Seguendo Caravaggio” è sui Caravaggeschi, perché noi abbiamo due opere di Caravaggio, ma sono nel museo e fanno parte della nostra esposizione permanente. Abbiamo scelto di approfondire i caravaggeschi siciliani, operando una scelta, individuando quelli che secondo noi sono i più importanti. Naturalmente ogni pittore che si ispira a Caravaggio lo fa alla sua maniera, quindi abbiamo cercato di evidenziare le caratteristiche peculiari di ogni seguace anche se non è una mostra che ha un taglio monografico, cioè non abbiamo preso pittore per pittore analizzando tutto il suo percorso. Abbiamo preferito organizzare la mostra per temi e per filoni, scegliendo quelli che poi in fondo stavano più a cuore a Caravaggio. Il Caravaggio stesso, quindi, è stato la nostra guida.

Come è organizzata la mostra?

Abbiamo suddiviso la mostra in alcune sale tematiche scegliendo di collocare per ogni sala alcune opere particolarmente significative, col fine di dare l’idea della varietà degli ambiti in cui Caravaggio riesce a incidere in Sicilia e offrendo anche delle occasioni di confronto. Non ci siamo soffermati solo sulla pittura sacra – unica tematica che riguarda tutte le produzioni di Caravaggio in Sicilia – ma abbiamo voluto dimostrare come Caravaggio ha inciso anche nella pittura di genere, cioè nei dipinti che ritrae scene di quotidianità, o allegorie o, più in generale, dipinti profani.

Una cosa inusuale per una mostra legata a Caravaggio.

Si, abbiamo cercato di seguire anche delle linee alternative rispetto a quello che di solito si fa nelle mostre legate a Caravaggio in cui si punta soprattutto sulle opere sacre. Abbiamo fatto questa scelta perché Caravaggio è stato anche un grande innovatore - diciamo quasi l’iniziatore - della pittura di natura morta in Italia. Questa tipologia di dipinti è nata al nord, in ambito fiammingo, poi si è sviluppata in area Padana, e ha avuto uno dei primi rappresentanti proprio in Caravaggio. Da questo punto di vista l’opera emblematica del Merisi è la “Canestra di frutta” della Biblioteca Ambrosiana, un’opera voluta dal cardinale Federico Borromeo che, pur essendo un religioso era un grande estimatore della pittura di genere e anche della pittura fiamminga.

Ma quando Caravaggio arriva in Sicilia che tipo di pittura trova?

La prima sala della Mostra è proprio centrata sul periodo precedente all’esordio di Caravaggio in Sicilia cioè la pittura del 500, abbiamo fatto questa scelta proprio per rappresentare che tipo di arte e di pittura incontra Caravaggio quando arriva a Messina. Si tratta di una pittura tardomanierista che si ispira agli epigoni di Raffaello e Michelangelo e che nell’ultimo 500 riflette l’enorme cambiamento culturale e di gusto artistico determinato dalla controriforma. Si tratta quindi di una pittura devota ispirata a dei canoni di semplicità, chiarezza soprattutto espositiva e di fedeltà alle Sacre Scritture. Questo è il tipo di pittura che troviamo in Sicilia alla fine del 500 e Caravaggio attinge a questo movimento di uso e di pensiero ed anche al senso religioso: non è del tutto avulso da questo contesto, ma fa un balzo in avanti. Per esempio, per Merisi la pittura sacra non era più soltanto contraddistinta dalla fedeltà alle Sacre Scritture, ma aggiunge il naturalismo, il realismo, una visione rivoluzionaria della luce, delle atmosfere. Nella Mostra si evince come i pittori siciliani che hanno seguito Caravaggio hanno recepito questo “balzo in avanti” del Merisi.

Quali sono, secondo lei, le tappe della Mostra che mostrano come i seguaci siciliani hanno raccolto questo “balzo in avanti” di Caravaggio?

Abbiamo allestito una sala dedicata alle storie della Passione, uno dei temi nei quali Caravaggio è stato maggiormente innovatore e che, dai documenti, sappiamo che ha trattato in Sicilia. Nella sala abbiamo esposto alcuni Ecce Homo che si ispirano gli esemplari dei Caravaggio, è la sala del caravaggismo “più ortodosso”, rappresentato soprattutto dal pittore Mario Minniti che ha seguito in particolare questo filone della Passione. Poi seguono altre tre sale che offrono degli esempi della piena maturazione del naturalismo in Sicilia. In questi ambienti trovano spazio le opere di Alonso Rodríguez, messinese, e di Pietro D’Asaro, originario di Racalmuto, provincia di Agrigento. I quadri esposti, come ad esempio il Commiato dei Santi Pietro e Paolo di Rodriguez, sono una sintesi efficace della piena maturazione dell’esperienza caravaggesca nella loro pittura. In un’altra sala ancora, però, esponiamo la fase tarda dei seguaci del Merisi, è ben visibile come loro inizino ad allontanarsi da Caravaggio.

Il commiato dei Santi Pietro e Paolo di Alonso Rodriguez (particolare)

Ci sono delle “aggiunte” che i seguaci di Caravaggio apportano rispetto all’impronta del maestro?

Nonostante Caravaggio non dipingesse paesaggi, Mario Minniti nelle due scene della Parabola del buon samaritano che provengono da Castello Ursino, prova a fare dei paesaggi. Minniti riesce a fondere la pittura fiamminga, contraddistinta dai paesaggi, con l’impianto chiaroscurale caravaggesco. Ne sono venute fuori queste due opere che in effetti sono molto interessanti. Anche in “Orfeo che incanta gli animali” di Pietro D’Asaro è pienamente espressa questa vena naturalistica che è una via di mezzo tra Caravaggio e gli interessi naturalistici un po’ alla fiamminga.

Quindi in Sicilia il Caravaggismo si fonde con il fiammingo?

Il Caravaggismo in Sicilia non è mai solo Caravaggio. In Sicilia quando la pittura e l’influenza di Caravaggio si radica, poi si contamina con quello che c’era prima. A Messina c’era una forte componente nordica dovuta agli scambi commerciali che Messina aveva con il Nord Europa. Continua, quindi, quella linea artistica e di stile che era iniziata nel Medioevo ed anche con Antonello.

Come si conclude la Mostra?

Una delle ultime tappe del percorso espositivo è quella dedicata a Giovanni Simone Comandè, pittore messinese seguace di Merisi, che sta a metà tra manierismo e naturalismo caravaggesco. Infine la Mostra propone le ultime propaggini del Caravaggismo, cioè la pittura degli anni 30 e 40 del 600, quando già cominciano a introdursi nuove tendenze: la pittura diventa più monumentale, si riscoprono i colori chiari quindi la tavolozza delle opere cambia completamente. Nei dipinti di Minniti e Rodriguez degli anni 30 e 40 del 600 si può cogliere la differenza rispetto alle opere dei decenni precedenti. La mostra si conclude con delle opere che anticipano il barocco mantenendo sempre di base il naturalismo caravaggesco e il forte contrasto chiaroscurale che amava Caravaggio.

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