Avvenire di Calabria

Lavoro e sanità: Aris contesta le dure critiche rivolte dai sindacati, “hanno sbagliato bersaglio”

di Redazione Web

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“La posizione dei sindacati è comprensibile, ma sbagliano bersaglio, visto che siamo noi i primi a chiedere alle istituzioni che non si crei una sanità di serie A e di serie B”. Così Giovanni Costantino, responsabile dell’Ufficio giuslavoristico dell’Aris-Associazione religiosa istituti sociosanitari e capo della commissione contrattuale, in replica alle contestazioni mosse dai sindacati a sostegno dello sciopero nazionale per il rinnovo del Ccnl-contratto collettivo nazionale di lavoro. “Per continuare ad assicurare il carattere universalistico del Ssn (Sistema sanitario nazionale) è necessario che si dia attuazione ai principi ispiratori del d.lgs. 502/1992, creando sistemi stabili e affidabili che assicurino alle strutture le risorse economiche per rinnovare i contratti nazionali”. Queste le parole di Costantino, alle quali fanno eco quelle di Virginio Bebber, presidente dell’Aris, che sottolinea il senso di responsabilità dimostrato dall’associazione soprattutto negli ultimi anni, sia sottoscrivendo nel 2024 i Ccnl per il personale non medico senza reali garanzie di adeguamento delle entrate, sia per i centri di riabilitazione che per le Rsa, sia stipulando l’8 ottobre 2020 il ccnl per l’ospedalità privata.
“Si dà il caso che per quest’ultimo comparto, nonostante l’impegno assunto dalla Conferenza Stato-Regioni, nell’occasione, pochissime regioni hanno effettivamente onorato la promessa di coprire il 50% degli oneri contrattuali. Quindi, pur rimanendo un risultato storico, non ha prodotto i risultati che ci si aspettava”. Il responsabile dell’Ufficio giuslavoristico dell’Aris risponde alla contestazione nei confronti della sanità accreditata sul non volere aprire i tavoli di rinnovo dei contratti collettivi senza la sicurezza delle coperture. “Ma ci si è mai domandato a quale settore privato si chiede di incrementare i trattamenti economici senza poter modificare i prezzi applicati sul mercato di riferimento?”, domanda Costantino, aggiungendo: “Come si può pretendere allora che le strutture accreditate, operando in un regime di quasi-monocommittenza, possano sobbarcarsi ulteriori oneri senza che il proprio unico cliente (e cioè, fuor di metafora, il Ssn) adegui le risorse a loro disposizione?”. L’avvocato dell’Aris sottolinea come in questi anni l’associazione abbia fatto tutto il possibile per rispondere alle esigenze del Ssn e dei lavoratori, adeguando il trattamento dei loro professionisti a quello dei collegi delle strutture comparabili: “Non è più possibile, però, andare avanti in questo modo. Senza una modifica sistemica, infatti, sarebbe a rischio la stessa garanzia dell’universalità delle cure, nonché la sopravvivenza delle strutture”.

Fonte: Agensir

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