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Un uomo che “appartiene a un popolo disprezzato”, ma che “effettivamente è capace di fermarsi”. E’ l’identikit del samaritano, tracciato dal Papa nella catechesi dell’udienza di oggi in piazza San Pietro. “Il testo non precisa la direzione, ma dice solo che era in viaggio”, ha osservato Leone XIV: “La religiosità qui non c’entra. Questo samaritano si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiuto”. “La compassione si esprime attraverso gesti concreti”, ha spiegato il Pontefice: “il samaritano si fa vicino, perché se vuoi aiutare qualcuno non puoi pensare di tenerti a distanza, ti devi coinvolgere, sporcare, forse contaminare; gli fascia le ferite dopo averle pulite con olio e vino; lo carica sulla sua cavalcatura, cioè se ne fa carico, perché si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altro; lo porta in un albergo dove spende dei soldi, due denari, più o meno due giornate di lavoro; e si impegna a tornare ed eventualmente a pagare ancora, perché l’altro non è un pacco da consegnare, ma qualcuno di cui prendersi cura”. “Quando anche noi saremo capaci di interrompere il nostro viaggio e di avere compassione?”, si è chiesto papa Leone: “Quando avremo capito che quell’uomo ferito lungo la strada rappresenta ognuno di noi. E allora la memoria di tutte le volte in cui Gesù si è fermato per prendersi cura di noi ci renderà più capaci di compassione. Preghiamo, dunque, affinché possiamo crescere in umanità, così che le nostre relazioni siano più vere e più ricche di compassione. Chiediamo al Cuore di Cristo la grazia di avere sempre di più i suoi stessi sentimenti”.
Fonte: Agensir