
Santa Sede: nuovo confronto con i vescovi tedeschi sullo statuto della Conferenza sinodale
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“Una malattia molto diffusa nel nostro tempo è la fatica di vivere: la realtà ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare. E allora ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi – l’ultima prima della pausa estiva – pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alle guarigioni di Gesù, in particolare agli episodi evangelici dell’emorroissa e della figlia di Giairo. “Ma la realtà va affrontata, e insieme con Gesù possiamo farlo bene”, la proposta di Leone XIV, secondo il quale “a volte ci sentiamo bloccati dal giudizio di coloro che pretendono di mettere etichette sugli altri”. Nel Vangelo di Marco, ha raccontato il Pontefice, “si intrecciano due storie: quella di una ragazza di dodici anni, che è a letto malata e sta per morire; e quella di una donna, che, proprio da dodici anni, ha perdite di sangue e cerca Gesù per poter guarire”. Tra queste due figure femminili, l’evangelista colloca il personaggio del padre della ragazza, che “non rimane in casa a lamentarsi per la malattia della figlia, ma esce e chiede aiuto”: “Benché sia il capo della sinagoga, non avanza pretese in ragione della sua posizione sociale. Quando c’è da attendere non perde la pazienza e aspetta. E quando vengono a dirgli che sua figlia è morta ed è inutile disturbare il Maestro, lui continua ad avere fede e a sperare”.
Fonte: Agensir
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