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Tutto ebbe inizio a marzo, quando lo scoppio improvviso della pandemia interessò l’Italia, costringendo il Governo ad adottare misure straordinarie, come quella del lockdown. Tra le prime istituzioni a chiudere i battenti, le scuole. Da lì, ne è susseguito tutto quello che conosciamo e per le scuole, in particolare, un innovativo percorso con nuove modalità di apprendimento messe in atto. La Dad (Didattica a distanza) è entrata “prepotentemente” nelle case degli italiani, dove i genitori di grandi e piccini hanno dovuto apprendere cosa vuol dire imparare ai tempi del Covid. Tra dubbi, perplessità e serie difficoltà dovute anche alle possibilità delle famiglie di avere a disposizione un apparecchio tecnologico tramite cui “fare scuola”, la Didattica a distanza è proseguita fino al termine dell’anno scolastico 2019/2020. Per le superiori, sono stati stravolti anche gli esami di stato: in presenza, si, ma con un unico colloquio orale difronte alla commissione. A giugno, tuttavia, le cose sembravano essere davvero cambiate: la curva epidemiologica incominciava a scendere e i casi attestati erano sempre meno. In Calabria, addirittura, nessun nuovo caso per settimane. Con l’arrivo di settembre, poi, è partito un vero e proprio braccio di ferro tra Ministero dell’Istruzione e società civile, tra insegnanti e dirigenti, tra docenti ed alunni: l’oggetto della contesa, terminare o meno con la Didattica a distanza, dati gli approcci problematici da parte delle famiglie e la volontà di far rivivere la scuola in presenza come opportunità di crescere per i giovani. Da parte degli insegnanti, come si evince dalla testimonianza di una giovane professoressa reggina che ha vissuto in prima persona questa nuova modalità di scuola “telematica”, «ci si è arrangiato come meglio si è potuto. Durante il lockdown, abbiamo fatto lezione tramite diverse piattaforme, inviando il materiale grazie a cui gli studenti potevano svolgere i compiti. Nel corso dell’estate, si è lavorato sia sulla Dad che sulla Ddi (Didattica digitale integrate), ampliando anche le piattaforme per formare docenti e alunni. Si potranno inserire fotocopie, libri, compiti ecc». La Didattica integrata digitale, dunque, non è altro che l’istituzionalizzazione di tutta l’attività didattica da svolgere online nell’anno scolastico 2020/2021. «Considerando i nuovi approcci di didattica mista, oppure di Didattica a distanza nel caso in cui una classe dovesse andare in quarantena, il docente potrà continuare a fare lezione con i ragazzi che lo seguiranno da casa. Dal 1 settembre, i presidi si sono adoperati affinché gli insegnanti venissero formati sulle varie piattaforme, che vanno da Google Classroom, Meet e altre, in modo tale da utilizzare la tecnologia per aiutare i ragazzi in quello che si prospetta essere un altro anno difficoltoso. All’interno di queste piattaforme, gli studenti possono caricare il materiale, condividere ciò che fanno, sia nei compiti a casa o in un determinato momento durante la lezione, possono creare dei gruppi fra di loro per lavorare in Cooperative learning. L’insegnante, da parte sua, può creare delle lezioni anche multimediali con l'ausilio di video, fotocopie e altri testi digitali».
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