Avvenire di Calabria

A causa dei lavori al Santuario, la statua della Vergine è stata accolta nella parrocchia di Santa Maria della Pietà del centro aspromontano

Madonna di Polsi, a San Luca una festa di gioia e collaborazione

Il vescovo Francesco Oliva ha presieduto la Messa del 2 settembre: «Maria non resta lontana, ma scende dalla montagna per raggiungere il suo popolo»

di Redazione Web

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I lavori di messa in sicurezza del Santuario hanno impedito la tradizionale salita a Polsi, ma la comunità ha comunque vissuto un’intensa festa della Madonna della Montagna, nel segno della continuità e della fede popolare.

La statua della Madonna accolta nella chiesa di San Luca

Nonostante l'impossibilità di accedere al Santuario di Polsi per i lavori di sistemazione e messa in sicurezza della strada, la comunità dei devoti ha potuto comunque celebrare la festa in onore della Madonna della Montagna. I festeggiamenti si sono tenuti a San Luca, comune che ospita il santuario, dove è stata trasportata la statua venerata dai fedeli che da quattro secoli si recano in pellegrinaggio nel cuore dell'Aspromonte.



L’arrivo della statua, accolta nella parrocchia di Santa Maria della Pietà, è stato accolto con emozione e sorpresa. A presiedere la celebrazione eucaristica del 2 settembre è stato il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva.

Già nel pomeriggio precedente, lo stesso vescovo aveva dato l'annuncio della decisione di affidare la custodia della statua alla comunità parrocchiale, esprimendo fiducia per l’avanzamento dei lavori stradali, finalmente avviati grazie a un finanziamento della Regione Calabria.

Le parole del vescovo Francesco Oliva durante l’omelia

Durante l'omelia, monsignor Oliva ha espresso lode e ringraziamento a Dio e ha rivolto parole di gratitudine alla comunità di San Luca, riconoscendone la testimonianza di fede e perseveranza. Ha sottolineato come la celebrazione, pur svolgendosi in un contesto diverso, rinnovi una devozione che si tramanda di generazione in generazione, spesso proprio grazie alla fede vissuta in famiglia.


PER APPROFONDIRE: Frana sulla strada per il Santuario di Polsi, la Regione interviene per garantire la festa della Madonna


«Sento di dover dire oggi una parola di lode e ringraziamento a Dio. Lo faccio con tutto il cuore – ha esordito il vescovo – e con tanta gratitudine al Signore e a tutti voi. Grazie al popolo di San Luca per la sua testimonianza di fede e perseveranza».

Ha voluto ringraziare in particolare «i bambini, i giovani, i sacerdoti e i collaboratori del santuario che hanno reso possibile anche quest’anno, in un contesto di difficoltà evidenti, la festa del 2 settembre», e ha sottolineato la bellezza di vedere «grandi e piccoli cantare insieme inni a Maria in questa chiesa che da secoli alimenta la fede e la devozione di questa gente».

Parlando della gioia, monsignor Oliva ha detto: «Non parlo di una gioia superficiale, effimera, che passa e lascia solo vuoti interiori. Parlo di una gioia vera, profonda, la gioia di chi sa che la vita è bella anche nelle sue prove, perché ha un senso. Un senso che non siamo stati noi a darle, ma Colui che l’ha creata».

Ha quindi citato il profeta Isaia: «“Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra; gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri” (Is 49,13)». E ha aggiunto: «La gioia nasce dal sapere che non siamo mai soli. Dio non ci abbandona nel nostro cammino, ci consola e ci sostiene nei nostri limiti e nelle nostre fragilità».

«Anche se una madre dimenticasse il proprio figlio, dice ancora Isaia, Dio invece non ci dimenticherà mai. Dio è stato tenero con me, anche nei momenti più bui. Mi ha aiutato a intravedere una feritoia di luce, e quella luce siete voi, popolo credente che non vuole sentirsi solo».

La semplicità e autenticità della fede popolare

Riflettendo sulla semplicità e autenticità della fede popolare, ha affermato: «La fede del popolo è come un lucignolo fumigante che non va mai spento. Anche quando tutto sembra difficile, quando gli ostacoli ci portano a cercare nuove strade, il Signore è vicino e ci viene incontro». Monsignor Oliva ha poi condiviso un pensiero personale: «Quando ho percepito la gravità di certe accuse, anche la loro ingiustizia, ho pensato: se un popolo cerca il Signore, quel popolo appartiene al Signore. Se invoca Maria, Lei va loro incontro. È madre, e una madre non può restarsene lontana».

«Maria quest’anno si è messa in viaggio – ha proseguito – per essere tra la sua gente. Non siamo stati noi a salire alla montagna, ma è Lei a venire incontro a noi. La sua immagine è stata portata qui, in modo discreto, come sempre Lei fa. Non nel clamore o nei miracoli eclatanti, ma nella quotidianità della vita». Il vescovo ha ricordato che Maria «si manifesta nella casa abitata dagli affetti familiari, nella fatica dei genitori, nella sofferenza degli anziani, nel sorriso dei piccoli». E ha citato ancora il Vangelo: «“Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda”».

Ai fedeli ha consegnato una riflessione concreta: «Maria vuole consegnare a ciascuno di noi una parola nuova, diversa, secondo la nostra condizione di vita. Sei triste? Ti senti solo? Non arrenderti. Non sei solo. Hai perso la fede? Ritrovala. È tempo di tornare a Dio. Hai mancato alla carità? Chiedi perdono. Oggi è tempo di riconciliazione». La montagna, ha spiegato, è immagine della vita: «Una vita da affrontare, da rendere praticabile. Vanno custoditi i percorsi, liberati gli ostacoli, superate le frane. Ma non fermarti. Non aspettare dagli altri quello che puoi e devi fare tu. Come Maria, mettiti in cammino».

«La vera fede – ha detto con forza – è quella che ci fa incontrare Dio nel volto di chi ha bisogno. Come fece Maria con Elisabetta. La fede è lode, è gratitudine. È umile e caritatevole. Non è arroganza, prepotenza, ingiuria». Monsignor Oliva ha poi condiviso un'immagine potente: «Isaia ci ricorda: “Ti ho disegnato sul palmo delle mie mani” (Is 49,16). Ogni volta che Dio guarda il palmo della sua mano, vede me. Vede te. Non dimentichiamolo mai, soprattutto nei momenti di sofferenza, solitudine e abbandono».

«Collaborazione»: costruire insieme una comunità fondata sul rispetto e sulla carità

Dopo la parola "gioia", il vescovo ha consegnato una seconda parola: collaborazione. «Nulla si costruisce senza collaborazione. Anche questa festa è stata possibile grazie a una collaborazione discreta, faticosa, ma concreta. Senza di essa non saremmo qui oggi».

«Collaborare – ha spiegato – vuol dire costruire insieme. Non restare affacciati al balcone a criticare. Abbiamo bisogno di persone che si impegnano, che costruiscono una città giusta, umana, solidale». «Collaborate con le autorità – ha esortato – per tenere pulita e accogliente la vostra città, specialmente in questi mesi in cui arriveranno altri pellegrini».

Ha poi allargato l’orizzonte a un invito più profondo: «La nostra comunità non può costruirsi senza la fede in Dio, senza il rispetto reciproco, senza la cura per il creato. La Madonna della Montagna ci chiede di costruire comunità sul rispetto, sulla condivisione, sull’amore per la natura». «Amate la montagna, custoditela, proteggetela dagli incendi. È luogo di vita e di silenzio, è una risorsa per tutti.»

Una preghiera come testamento spirituale

In chiusura, il vescovo ha voluto ricordare le parole di don Luigi Serenthà, sacerdote morto a 48 anni nel 1986: «Signore Gesù, tu sei i miei giorni. Non ho altri che te nella mia vita… Quand’anche non ci fosse nessuno che mi sostiene, tu, Signore, mi basti. Con te ricomincio da capo. Tu sei il mio desiderio!».



Infine, rivolgendosi a Maria con una preghiera, ha detto: «O Maria, madre umile, donna del grembiule e del servizio, insegnaci che l’amore vero è concretezza, sguardo rivolto a chi ha bisogno, mani che si aprono con generosità. Rendi viva in noi la fede e la speranza, rendici capaci di una carità senza misura. Veglia su di noi, perché possiamo essere gente che crede, che spera e che ama. Amen.»

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