Avvenire di Calabria

Quasi un decennio sotto esame, dal 2010 a oggi, gli avvisi di garanzia sono in tutto 53 tra politici e tecnici

”Mala Depurazione”, indagati anche Falcomatà e Raffa

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Depurazione delle acque reflue, 14 impianti sequestrati e 53 indagati nella maxi-inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria col supporto operativo del personale militare della Guardia Costiera della Città dello Stretto.

 
Immediatamente identificato il custode giudiziale di tutti gli impianti: Orsola Reillo, dirigente del dipartimento "Ambiente" della Regione Calabria, dovrà guidare questa fase transitoria con l'obbligo di conformare i depuratori alle prescrizioni di legge.
 
Un intervento necessario, in virtù dello stato di «abbandono» in cui versavano gli impianti di Gallico, Pellaro, Paterriti, Armo, Oliveto e Concessa nel comune capoluogo di Reggio Calabria; ma anche i depuratori dei comuni limitrofi di Villa San Giovanni, Scilla, Bagnara Calabra, Motta San Giovanni, Marina di San Lorenzo e Cardeto.

Quasi un decennio sotto esame, dal 2010 a oggi, in cui sono stati trascurati i malfunzionamenti degli impianti, la mancanza di elettropompe e misuratori di portata, la presenza di by-pass non autorizzati all'interno degli impianti, oltre allo smaltimento illecito di rifiuti, come fanghi e vaglio di grigliatura prodotti dagli impianti stessi.
 
Nomi illustri, tra gli iscritti nel registro degli indagati: dall'attuale primo cittadino metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, all'ex presidente della Provincia reggina, Giuseppe Raffa passando per Demi Arena, già assessore regionale alle Attività produttive e ultimo (in termine cronologico) primo cittadino della governance di centrodestra di Palazzo San Giorgio, casa comunale della Città dei Bronzi. Oltre a Falcomatà, Raffa e Arena risultano indagati anche gli ex commissario straordinari del Comune all'epoca dello scioglimento dell'Ente per continguità mafiosa.
 
Oltre alla classe politica, l'operazione "Mala Depurazione" come è definita in codice l'iniziativa investigativa conclusa oggi, ha suddiviso le responsabilità con tecnici e burocrati degli Enti locali coinvolti e della società di gestione degli impianti, la "Aquereggine". Risultano, infatti, indagati i dirigenti comunali Pulella, Cristiano e Cammera, quest'ultimo già imputato nel maxiprocesso "Gotha" scaturito da un'inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria.
 
Per la società di gestione sono indagat, tra gli altri, il "dominus", come viene definito dagli inquirenti, Alberto Scambia e il presidente del Consiglio di Amministrazione, Domenico Mallamaci.
 
Diverse le contestazioni degli inquirenti a carico degli indagati, tra cui inadempimenti in pubbliche forniture e omissioni d'atti d'ufficio. 
 
Usa cautela il Procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, particolarmente attento ai reati contro la Pubblica Amministrazione, nel commentare l'operazione: «L’iscrizione nel registro degli indagati di sindaci, dirigenti comunali e prefettizi è un atto dovuto. Adesso le indagini continueranno per stabilire con precisione ognuna delle eventuali condotte».
 
Bombardieri, inoltre, ha voluto precisare come non si debbano «creare allarmismi: i depuratori continueranno a funzionare sotto la custodia del dipartimento regionale competente. Non ci sono poi situazioni - ha concluso Bombardieri - di pericolo per la salubrità pubblica e non ci sono mai state situazioni del genere altrimenti saremmo intervenuti in maniera diversa».

Articoli Correlati