Avvenire di Calabria

Delegato alle Politiche sociali e al Lavoro, ha il compito di guidare la cabina di regia sui fondi del Recovery Plan. Sull’occupazione giovanile punta sul Servizio civile come prima opportunità

Mantegna e la sua idea di welfare metropolitano: «Partire dalla aree interne»

Rispetto alle linee di indirizzo il politico non si sbilancia, ma apre al possibile dialogo con le diocesi sulle povertà. La visione strategica condivisa col sindaco Falcomatà punta sul rilancio dei territori da rendere «più attrattivi»

di Federico Minniti

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Domenico Mantegna, sindaco di Benestare e consigliere metropolitano, ha ricevuto deleghe pesanti da Giuseppe Falcomatà: politiche del lavoro, politiche sociali e welfare, lavori pubblici e coordinamento della cabina di regia per il Recovery Plan. Una sfida ardua, lo abbiamo intervistato.

Attività produttive, quali le misure di sostegno per la crisi da Covid-19?

La Città metropolitana che da pochi mesi ha avviato il nuovo corso della consiliatura, ha posto quale priorità d’azione il tema del Recovery Fund, anche alla luce dello straordinario e irripetibile quadro di opportunità offerto dalle risorse comunitarie per far fronte alla crisi sanitaria e al delicatissimo momento storico che stiamo vivendo. In questo contesto, il tema dell’occupazione giovanile e soprattutto della connessa necessità di riattivare percorsi formativi e qualificanti come il Servizio civile ad esempio, assume senza dubbio un ruolo centrale nella nostra agenda di lavoro. E il bilancio della Città metropolitana punta in questa direzione.


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Arriverà la “carica” degli assistenti sociali: a che punto è l’iter concorsuale e cosa cambierà per i cittadini?

In merito alle possibilità di potenziare e rilanciare la rete dei servizi sociali nel quadro degli strumenti previsti con la legge di bilancio 2021, c’è un confronto in atto con tutti gli attori del territorio, a cominciare dai Comuni e dai vari ambiti territoriali. Stiamo inoltre lavorando attentamente anche nell’ottica di un’unica procedura concorsuale quale percorso che, auspichiamo, possa ridare una prospettiva di lungo respiro a questo fondamentale settore i cui organici devono essere assolutamente rinforzati. Avvertiamo l’urgenza di porre fine ad una lunga stagione di incertezze e difficoltà organizzative che la rete dei Servizi sociali hanno dovuto affrontare in questi anni, senza peraltro far venire mai meno impegno, dedizione e professionalità al servizio delle fasce più deboli.

Come pensa di sostenere le fasce più deboli?

Da amministratori abbiamo il dovere di profondere ogni sforzo possibile per promuovere e realizzare nei fatti la legalità, sostenendo prima di tutto il lavoro enorme che ogni giorno magistratura e forze dell’ordine portano avanti in questo territorio, tra mille difficoltà e ataviche carenze strutturali. Da questa sfida passano gran parte delle possibilità che abbiamo di riuscire a far fronte al disagio sociale presente in tante aree del territorio e che purtroppo l’attuale emergenza sanitaria ha acuito. Tra gli indirizzi dell’amministrazione Falcomatà un ruolo centrale è occupato dalle aree maggiormente esposte a tali criticità, penso soprattutto al nostro entroterra e a quelle comunità che dobbiamo far uscire da un isolamento che è prima di tutto sociale.

La Città metropolitana “copre” i territori di tre diocesi. Quali azioni pensa di sviluppare assieme alle tre Chiese locali rispetto al servizio verso le marginalità?

Uno dei punti cardine del nuovo corso “metropolitano” è rappresentato dalla volontà di rendere finalmente protagonista tutto il territorio reggino dei processi di governance. Un’azione che deve vedere partecipi tutti gli attori sociali e ovviamente anche la Chiesa che da sempre svolge un’opera fondamentale e irrinunciabile al servizio dei più deboli. Naturalmente la Città metropolitana è chiamata a svolgere un ruolo guida decisivo e credibile, a cominciare dall’attività di programmazione e dagli interventi che dovremo attuare nel quadro del Recovery plan che individua, proprio nei concetti di inclusione e resilienza, alcuni dei suoi principali fondamenti operativi.

Politiche abitative, si può immaginare un percorso che coniughi questo bisogno con l’inesorabile spopolamento delle aree interne?

Lo spopolamento delle nostre comunità un po’ la madre di tutte le questioni, un tema che non può più essere eluso se vogliamo davvero costruire un futuro e una prospettiva per questo territorio. Penso a tanti centri della mia Locride che negli ultimi decenni hanno registrato inermi, un costante impoverimento sociale e culturale. Siamo ad un punto di non ritorno e anche su questo si misurerà la capacità dell’Ente di proporre politiche che puntino in modo semplice e diretto ai giovani, all’autoimprenditorialità, alla valorizzazione delle aree interne, dei borghi e dei nostri litorali. Non potranno esserci politiche abitative adeguate e realmente efficaci se non riusciremo prima a rendere attrattivi i nostri territori.

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