Calcio: Amnesty International e altre 20 organizzazioni contro i Mondiali 2034 in Arabia Saudita
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Solo uno su cinque dei minori stranieri non accompagnati è integrato nel sistema scolastico italiano. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Settore Educazione della Fondazione Ismu sui Msna e l’accesso all’istruzione, supportato da un comitato scientifico di esperti del tema e condotto da un ampio gruppo di ricercatori, che è stato effettuato su incarico del Ministero dell’Istruzione (2020/22) in collaborazione con una cabina di regia cui hanno partecipato la Direzione generale Immigrazione e Politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (Divisione II), il Ministero dell’Interno e l’Anci. Nella prima wave, realizzata nel 2020, è stato considerato un campione rappresentativo di 130 enti con strutture di prima e seconda accoglienza e di 1.399 Msna a essi associati; la seconda fase del 2022 ha riguardato invece un campione di 149 enti e 2.000 Msna a essi associati. I dati raccolti nelle due rilevazioni sono poi confluiti in un database unico comprendente 3.399 casi di Msna, su cui sono state svolte successive analisi. Su 3.399 Msna censiti, i maschi rappresentano il 98,6% del campione. La componente numericamente più rilevante è composta da diciassettenni e neomaggiorenni (3/4 del campione), mentre i sedicenni sono pari al 18%. Quasi la metà del campione ha frequentato l’istruzione primaria (46%), il 28% l’istruzione secondaria e circa il 15% nessuna scolarizzazione (per l’8% la scolarizzazione non è nota e per il 3% è la scuola coranica).
Il 60% dei censiti parla almeno un’altra lingua oltre all’italiano, il 30% parla almeno due lingue straniere e il 7% tre lingue e più. Tra le lingue più parlate l’ arabo (1.194 sul totale del campione), albanese (546), bengalese (481), francese (407), inglese (385). Il 35% del campione proviene dal Nord Africa, con una netta predominanza di egiziani (774) e tunisini (351). Segue il continente asiatico (circa 1/4 del campione totale), soprattutto Bangladesh (548) e Pakistan (265). Circa il 20% è originario dell’Africa subsahariana, in particolare: Gambia (167) e Costa d’Avorio (100), seguiti da Guinea, Somalia, Mali, Senegal. Infine, il 17% circa arriva da Paesi dell’Est Europa, soprattutto dall’Albania (531), con una piccola quota di kosovari (53). Nel Paese di provenienza, quasi la metà era studente; il 19% studenti-lavoratori (19% circa), il 13% lavoratori. Fra i Msna provenienti da Paesi Europei predominano gli studenti. I lavoratori e gli studenti-lavoratori rappresentano, invece, il 35% circa dei Msna originari di Africa e Asia. I giovani in condizione di Neet, cioè giovani che non studiavano né lavoravano già in patria, sono oltre il 20% fra i subsahariani e gli asiatici. Un terzo dei minori censiti è ospitato in un centro di prima accoglienza, i restanti 2/3 vivono in strutture di seconda accoglienza. Il 21% è ospitato in strutture di accoglienza collocate in Sicilia. Segue la Lombardia, con quasi il 14%. Nel complesso, le più alte concentrazioni di Msna si trovano al Sud o in Sicilia (42%) e nelle regioni del Nord-Ovest (31%). Questi dati insieme ad altri sono pubblicati nel volume “Minori stranieri non accompagnati a scuola. Se l’improbabile diventa possibile” che sarà presentato domani nel corso di un webinar in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. All’evento, moderato da Alessandra Barzaghi ricercatrice e project manager di Ismu, parteciperanno Nicola Pasini, Segretario Generale di Ismu; Raffaele Ieva, dirigente della Divisione II, Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e tutela dei minori stranieri, della Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; Nicola Dell’Arciprete, coordinatore in Italia dell’Ufficio regionale per l’Europa e l’Asia Centrale dell’Unicef; Mariagrazia Santagati, responsabile scientifico del Settore Educazione di Ismu, sociologa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Gianluca Argentin ed Elisa Manzella, sociologi dell’Università di Milano Bicocca.
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