Avvenire di Calabria

Papa al Gemelli: p. Pasolini, “la vita eterna è qualcosa che dobbiamo pretendere di vivere già in questo mondo”

di Redazione Web

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“La felicità massima, la vita eterna, è qualcosa che dobbiamo pretendere di vivere già in questo mondo”. Lo ha detto padre Roberto Pasolini, predicatore della Casa Pontificia, che nella sua meditazione mattutina per gli esercizi spirituali della Curia Romana – mentre il Papa ha cominciato il suo ventottesimo giorno di degenza al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale – ha citato l’esempio di Chiara Corbella Petrillo e le parole scritte prima di morire, insieme a suo marito Enrico, a suo figlio Francesco, in cui si legge tra l’altro: “È bello avere esempi di vita che ti ricordano che si può pretendere il massimo della felicità già qui su questa terra, con Dio come guida. Il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la via da seguire. Fidati, ne vale la pena”. “Non certo da soli, ma a partire dall’esperienza di avere Dio come guida e compagno dei nostri passi”, ha commentato il religioso. “Non si tratta di privarsi di qualcosa, come anche noi siamo tentati di fare, demonizzando aspetti come il corpo, la sessualità, la libertà, l’intelligenza, tutti doni che abbiamo il dovere di coltivare e di vivere”. “La proposta del Vangelo, la vita eterna, è un invito a vivere intensamente ogni situazione in cui ci troviamo immersi – ha spiegato il predicatore della Casa Pontificia – proprio perché, sentendoci eterni, dovremmo avere meno paura di rischiare, perché senza un po’ di rischio non ha senso niente”. “Mentre tutti e tutte le cose ci chiedono conto, Dio si presenta a noi come unica rivelazione libera e liberante, dove l’unico prezzo da pagare è una vita piena, abbondante”, ha osservato Pasolini. “Dio non vuole altro da noi che viviamo, e viviamo in abbondanza”. Nella nostra vita, in altre parole, ci sono “prove di vita eterna continuamente: è un equilibrio molto delicato, un grande paradosso, che ha bisogno di un nutrimento” che è l’Eucaristia. “Noi andiamo a Messa non per assolvere a un precetto o un dovere morale, ma per continuare a vivere la vita come qualcosa di eterno, cioè a vivere come Cristo. Altrimenti è una pratica”.

Fonte: Agensir

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