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“Purtroppo sono tanti i discepoli della cocacola spirituale”. Lo ha denunciato il Papa, che nella lectio magistralis alla Pontificia Università Gregoriana sulla scorta della nota bevanda ha coniato un neologismo: “cocacolizzazione spirituale”, mettendo in guardia da “un efficientismo senza visione”, che si limita “ad accorpamenti, sospensioni e chiusure” trascurando la missione nel mondo e nella Chiesa, che richiede “un supplemento di responsabilità e un ripensamento di tutto in vista della missione che Gesù ci ha affidato”. “Quando si cammina preoccupati solo di non inciampare si finisce per andare a sbattere”, il grido d’allarme di Francesco, che all’inizio del suo discorso ha esortato i presenti a chiedersi “dove state andando e perché fate le cose che state realizzando”, senza perdere di vista il “fine ultimo”. “Quale ruolo ha l’Università gregoriana nel nostro tempo?”, l’interrogativo di fondo a cui rispondere, all’interno di un’università come luogo in cui “la missione si dovrebbe esprimere attraverso l’azione formativa, ma mettendoci il cuore”, mettendo da parte “le nostre pretese che rendono rigido e senza calore il piano di Dio”. “Formare è soprattutto cura della persona, altrimenti l’azione formativa si trasforma in arido materialismo o perverso narcisismo, o luogo dove gli altri sono spettatori plaudenti, scatole da riempire con l’ego di chi insegna”. A questo riguardo, il Papa ha raccontato la storia di un professore che una mattina trovò vuota l’aula dove teneva le sue lezioni. Chiese al Storia interessante di un pro mattina trovò vuota aula dove teneva sue lezioni. Chiese al bidello cosa fosse accaduto e l’uomo gli indicò un cartello affisso dove si leggeva: “aula occupata dall’ego smisurato. Nessun posto libero”. “Uno scherzo durante il ‘68”, ha commentato Francesco: “Quando manca il cuore si vede!”.
Fonte: Agensir