Avvenire di Calabria

Papa Francesco: a operatori sanitari, “nessuno può essere emarginato al punto da non poter essere curato”

di Redazione Web

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“È importante non dimenticare che voi sanitari siete persone altrettanto bisognose di sostegno quanto i fratelli e le sorelle che curate. La fatica di turni estenuanti, le preoccupazioni che portate nel cuore e il dolore che raccogliete dai vostri pazienti richiedono conforto e guarigione. Per questo vi raccomando di non trascurarvi, anzi di farvi custodi gli uni degli altri”. Lo ha detto Papa Francesco stamani ai partecipanti al convegno “Universalità e Sostenibilità dei Servizi Sanitari Nazionali in Europa. “Nessuno può essere emarginato al punto da non poter essere curato – ha aggiunto -. I sistemi e i servizi sanitari da cui provenite hanno alle spalle, in questo senso, una grande storia di sensibilità, specialmente verso chi non è raggiunto dal ‘sistema’, verso gli ‘scartati’”. Il pensiero del Papa è per l’opera di tanti Santi religiosi che per secoli hanno fondato ospizi per malati e pellegrini; oppure a figure come San Giovanni di Dio, San Giuseppe Moscati, Santa Teresa di Calcutta: “Tutti sono stati veri ‘clinici’, cioè uomini e donne chinati sul letto di chi soffre, come dice l’etimologia del termine”. Quindi, l’invito ad “animare dall’interno i sistemi sanitari, perché nessuno venga abbandonato”. “Il Vangelo, che ci insegna a non nascondere i nostri talenti ma a farli fruttare per il bene di tutti, ci indica anche di avere, nel farlo, una via di predilezione nei confronti di chi, caduto, giace abbandonato sulla strada. La lingua latina ha forgiato, in proposito, una parola bellissima: consolazione, con-solatio, che indica l’essere uniti ‘nella solitudine, che allora non è più solitudine’. Ecco la via: essere uniti nella solitudine perché nessuno sia solo nel dolore”. Infine, Francesco ha ricordato l’importanza di custodire “le vostre relazioni familiari: esse sono ‘medicina’, sia per i sani che per i malati”. “L’isolamento e l’individualismo, infatti, aprono le porte alla perdita della speranza, e questo fa ammalare l’anima, e spesso anche il corpo”.

Fonte: Agensir

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