Avvenire di Calabria

Papa Francesco: a seminaristi spagnoli, “scendete nelle carceri e nelle prigioni dello sfruttamento e dello sconforto”

di Redazione Web

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“Il seminario non è una prigione, è un luogo per imparare che un sacerdote è un uomo, un essere umano che vuole redimere, un redentore dei prigionieri; perché un sacerdote non può essere altro che un’immagine viva di Gesù, il Redentore con la R maiuscola”. Lo ha affermato questa mattina Papa Francesco ricevendo in udienza i seminaristi delle diocesi di Pamplona, Tudela, San Sebastian e Redemptoris Mater.
“Scendere nelle carceri”, questo l’invito rivolto dal Santo Padre ai futuri sacerdoti, “per offrire a quanti vi sono reclusi l’olio della consolazione e il vino della speranza”, ma anche in tutte “quelle prigioni che rinchiudono uomini e donne della nostra società: le ideologie, le morali, quelle che creano lo sfruttamento, lo sconforto, l’ignoranza e la dimenticanza di Dio”.
Il Papa ha rivelato ai seminaristi che “il vostro arcivescovo teneva molto a questa udienza e mi diceva che voi contavate sull’affetto che ho per le carceri, di modo che vi concedessi anche questa udienza”. Anche per questo, Francesco ha esortato ad un “ritorno alle carceri; per favore andate nelle carceri, andate, impegnatevi. Da quando sono vescovo, il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi la faccio in un carcere. Sono quelli che più hanno bisogno che laviamo loro i piedi”. Ai futuri sacerdoti ha condiviso un ricordo personale: “In occasione di una lavanda dei piedi, li lavavo a una donna, era un carcere femminile quello, e quando stavo per passare all’altra, mi ha afferrato la mano, si è avvicinata al mio orecchio e mi ha detto: ‘Padre, ho ucciso mio figlio’. I drammi interiori nella coscienza di quanti vivono in un carcere. Quando sarete sacerdoti, andate nelle carceri, è una priorità. E tutti noi possiamo dire quello che io sento: perché loro e non io?”. Proseguendo, poi, il Papa ha ricordato che “riceverete l’unzione sacerdotale e sarà per liberare i prigionieri, coloro che sono incatenati, senza rendersene conto (cfr Lc 4,18). Incatenati da tante cose: dalla cultura, dalla società, dai vizi, dai peccati nascosti”.
Francesco, richiamando il quarto capitolo del Vangelo di san Luca, ha evidenziato la “bella meditazione per la preparazione dei futuri sacerdoti”: “Ci parla della docilità allo Spirito, del fare un deserto per trovare Dio, svuotandoci di tanti cose che portiamo come fardelli. Ci incoraggia a non aver paura di affrontare la tentazione di un ministero idolatrico in cui siamo noi al centro, alla ricerca del potere materiale o degli applausi”, ha spiegato. Il Papa ha poi ammonito: “Non dimenticate che siete figli del Popolo”, “nel nostro apostolato non possiamo fare distinzioni tra le persone, anche se sono straniere o addirittura nemiche, perché per Dio siamo tutti suoi figli. Quando guardiamo il nostro fratello, riconosciamo in lui la sua disponibilità ad accogliere la grazia che il Signore gli offre”. Infine un duplice invito: “Voi siate sempre pronti a benedire, a liberare”, pronti ad essere “coraggiosi, altruisti e instancabili per portare la misericordia divina”.

Fonte: Agensir

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