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“Si sono compiuti mille giorni dall’invasione dell’Ucraina”. Lo ha ricordato il Papa, al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Una ricorrenza tragica, sia per le vittime che per la distruzione che ha causato – ha proseguito Francesco – ma allo stesso tempo una sciagura vergognosa per l’intera umanità”. “Questo questo però non deve dissuaderci dal rimanere accanto al popolo Ucraino, dall’implorare la pace e dal pregare perché le armi cedano il posto al dialogo e lo scontro all’incontro”, l’appello di Francesco di fronte alla consorte del presidente ucraino Zelensky, presente oggi all’udienza generale. “L’altro ieri ho ricevuto una lettera da un ragazzo universitario dell’Ucraina”, ha rivelato ai fedeli: “Dice così”, ha proseguito leggendola per intero: “Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, la prego, non parli solo delle nostre sofferenze ma sia testimone anche della nostra fede. Anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo risorto”. “In questi giorni ci sono stati troppi morti nella mia vita”, prosegue la lettera del ragazzo letta da Francesco: “Vivere in una città in cui dobbiamo essere testimoni di tante lacrime è difficile. Avrei voluto fuggire, avrei voluto tornare a essere un bambino abbracciato dalla mamma, avrei voluto onestamente essere in silenzio e amore. Ma ringrazio Dio, perché attraverso questo dolore imparo ad amare di più. Il dolore non è solo un cammino verso la rabbia e la disperazione: se si fonda sulla fede è un buon maestro di amore. Padre, se il dolore fa male fa male significa che ami. Quando parlerà del nostro dolore, quando ricorderà i mille giorni di sofferenza, ricordi i mili giorni in mille giorni di amore. Perché solo l’amore, la fede e la speranza reperibile così scrisse questo ragazzo universitario ucraino”.
Fonte: Agensir