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“Senza amore i nostri linguaggi non ci aiutano a comunicare, anzi, possono essere perfino distruttivi”. Lo ha detto il Papa ai giovani papuani, incontrandoli al John Guise Stadium, ultimo momento pubblico del suo viaggio in Asia e Oceania, prima di dirigersi alla volta di Timor Leste. “Quando le famiglie si disgregano, addirittura si distruggono, ecco che nasce tanta sofferenza; e i primi a soffrirne siete voi giovani!”, l’esempio scelto da Francesco: “Questo vale per le nostre famiglie di origine, ma vale anche per la Chiesa e per tutta la società”, “Senza Dio, senza trovare in lui un linguaggio che ci unisce e ci tiene in connessione, ci disperdiamo, ciascuno pensa a sé stesso e ai propri bisogni”, ha proseguito: “E così prevalgono l’isolamento, la confusione, il disordine, il conflitto”. “Anche qui in Papua, come era per le diverse famiglie dei figli di Noè, ci sono tante tribù e voi siete un Paese unico al mondo per la diversità linguistica”, la fotografia di Francesco, a commento dell’episodio biblico della Torre di Babele: “esistono tante lingue, oltre ottocento, ciascuna delle quali rivela l’appartenenza a un’etnia particolare. E oltre alle lingue parlate e ai dialetti, voi giovani utilizzate anche i linguaggi digitali e tecnologici. Questa varietà di linguaggi può essere una cosa positiva, ma c’è un rischio: che invece di essere strumento di unità, diventi causa di confusione; che invece di favorire la comunicazione e l’incontro, produca divisione e scontro; che invece di farvi crescere nella bellezza e nella bontà, rovini la vostra dignità e la vostra libertà, vi renda fragili e vulnerabili, addirittura vi renda schiavi”. “Perciò è importante che impariamo una lingua comune: il linguaggio dell’amore, che ci rende unica famiglia”, ha spiegato il Papa.
Fonte: Agensir