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Il Coordinamento nazionale di pastorale indigena (Conapi) e la Pastorale sociale della Conferenza episcopale paraguaiana (Cep) hanno emesso un comunicato congiunto, pervenuto al Sir, per denunciare la violenza strutturale e gli abusi subiti dalle comunità indigene in Paraguay, nell’ambito delle proteste sociali degli ultimi giorni, che accomunano il Paese a quanto sta accadendo in Ecuador e in Perù. Il comunicato si riferisce, in particolare agli attacchi subiti dalla comunità Karapá, nel dipartimento di Canindeyú. Il testo segnala che la comunità Karapá ha subito “violenze da civili armati”, con aggressioni che hanno portato a “un fatto di sangue” e la distruzione di case e coltivazioni. I firmatari esigono “una risposta urgente di salvaguardia della sicurezza e dell’integrità di questa comunità” e che le autorità adottino “misure urgenti di protezione”. Il comunicato sottolinea che le aggressioni non sono “fatti isolati”. Sebbene la Costituzione nazionale riconosca i diritti fondamentali dei popoli indigeni, inclusa “la proprietà comunitaria della terra, in estensione e in qualità sufficienti, provveduta e protetta dallo Stato, questi diritti sono sconosciuti, per azione o per omissione”. Gli organismi ecclesiali denunciano che “i diritti vengono sistematicamente ignorati e calpestati” con conseguente perdita di territori, “sgomberi arbitrari e abusivi”, e discriminazione culturale. La Conapi e la Pastorale sociale esortano al “rispetto rigoroso della legge 904, statuto dei popoli indigeni”, i cui diritti sono stati elevati a rango costituzionale, e denunciano la chiusura della sede dell’Istituto nazionale indigeno (Indi) e l’esiguo budget assegnato a questo organismo. Il documento conclude affermando: “Esiste una violenza strutturale in contro le comunità indigene che, le motiva a uscire sulle strade e esprimere il proprio grido a tutta la società”.
Fonte: Agensir
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