Avvenire di Calabria

Pastorale: Bignardi (pedagogista), “questione dei giovani riguarda il futuro della Chiesa, si lasci da parte uno sguardo giudicante nei loro confronti”

di Redazione Web

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“Se la speranza viene dai giovani – e io penso che venga dai giovani – allora occorre cercarla fuori dal recinto, dentro il quale di fatto è rimasta una percentuale poco significativa di giovani. Questa consapevolezza chiede che ancor prima di modificare le prassi pastorali si modifichi lo sguardo, ovvero che si lasci da parte uno sguardo giudicante nei confronti di giovani, che spesso chiedono solo adulti migliori; che abbandonano la Chiesa perché si sentono delusi dal suo modo di vivere e dalle sue proposte, e che la vorrebbero semplicemente più evangelica”. Lo ha affermato la pedagogista Paola Bignardi intervenendo ieri pomeriggio alla prima sessione della i lavori della 74ª Settimana di aggiornamento di aggiornamento pastorale, organizzata dal Centro di orientamento pastorale (Cop) sul tema “Aprire un varco alla speranza”. “Il profeta Gioele – ha proseguito – dice che i giovani avranno visioni. Al momento, la loro visione ce la dicono in maniera provocatoria, abbandonando una Chiesa che ritengono vecchia, lenta, lontana; mentre loro vorrebbero una Chiesa ‘come una cena in casa di amici’, calda, accogliente, inclusiva, in cui prendere la parola con libertà e naturalezza”. “Nel loro abbandono – ha spiegato Bignardi – i giovani non sono rimasti senza domande; anzi, forse ne hanno di più rispetto a quante ne avrebbero se fossero rimasti. Né la presa di distanza dalla Chiesa ha significato necessariamente abbandono della fede; ma la loro è una fede senza comunità e senza punti di riferimento”. La pedagogista ha poi spiegato che “il loro approdo è a una spiritualità laica, diversa da quella tradizionale ma molto profonda; è un viaggio alla ricerca di se stessi, è esperienza interiore in cui ritrovare se stessi e il proprio io profondo. Le visioni dei giovani possono risvegliare i nostri sogni di adulti un po’ rassegnati”. Secondo Bignardi, “in questa profezia del mondo giovanile c’è una tensione che al contempo ci aiuta a sperare e ci interpella come comunità: ‘Saprà la comunità cristiana accogliere la domanda di autenticità avanzata dai giovani? Ovvero, la domanda di una fede amica della vita… o di una comunità cristiana con proposte e linguaggi contemporanei… di una comunità capace di dialogo… di una comunità che li valorizzi’?”. “La questione dei giovani non è di una generazione ma del futuro della Chiesa. Ciò che deve cambiare è la vita delle comunità. Si contribuirà così ad una Chiesa migliore per tutti e a una Chiesa in cui veder specchiato il Vangelo”, ha concluso.

Fonte: Agensir

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