Avvenire di Calabria

Paternità: Lubbock (sociologa), “cambiamento culturale forte, ma necessarie misure di supporto”

di Redazione Web

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“I padri fanno di più oggi, ma l’Italia è comunque indietro in Europa”. A ricordarlo è Annina Lubbock, sociologa delle pari opportunità e consulente del Centro per la salute delle bambine e dei bambini per i progetti sulla paternità e la condivisione della cura, durante la presentazione oggi a Roma dell’indagine “State of southern european fathers” (Sosef) su Italia, Spagna e Portogallo da Equimundo. I dati si basano su un questionario somministrato tra settembre e ottobre 2024 a 1.520 genitori con figli conviventi nei tre Paesi e in tre città – Napoli, Barcellona e Coimbra -, nell’ambito del progetto europeo EMinC (Engaging men in nurturing care initiative), coordinato dall’International step by step association (Issa). In base alla survey, l’Italia si conferma fanalino di coda in Europa per la parità nella condivisione delle responsabilità di cura tra genitori. L’indagine rivela un forte cambiamento culturale in atto, ma anche le persistenti criticità italiane, in particolare per i congedi di paternità e l’occupazione femminile. Viene evidenziato come il 18% del campione sia composto da casalinghe a tempo pieno, il doppio rispetto agli altri due Paesi. Inoltre, l’Italia è ultima per i congedi retribuiti riservati ai padri, con una vasta platea che ne è esclusa. “Nonostante ciò – continua –, il 75% dei padri e l’80% delle madri nei tre Paesi riconoscono l’importanza di una divisione paritetica delle responsabilità di cura. Interessante notare che il 20% di entrambi i genitori ritiene che siano le madri a impedire una partecipazione più equa dei padri”. Un dato significativo riguarda la disponibilità a “rallentare la carriera” per dedicarsi ai figli minori: “Il 42% delle donne italiane – spiega Lubbock – è propenso al part-time (contro il 29% degli uomini), spesso per necessità economiche. Tuttavia, l’aumento annuale nell’utilizzo dei congedi di paternità è un segnale positivo, seppur con marcate disparità regionali: 90% al Nord-Est, meno del 20% al Sud”.

Fonte: Agensir

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