Avvenire di Calabria

È stato mattatore di preferenze in una tornata elettorale, quella dello scorso 26 gennaio

Pd ai minimi storici, Irto: «Falcomatà? Difficile fare meglio»

Davide Imeneo e Federico Minniti

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È stato mattatore di preferenze in una tornata elettorale, quella dello scorso 26 gennaio, che ha registrato una sonora sconfitta per il centrosinistra. Nicola Irto, però, è stato premiato dai suoi elettori: con lui parliamo di presente (analizzando i dati elettorali) e di futuro, proiettandoci ai primi impegni che, secondo lui, deve assumersi la nuova guida politica della Regione. Senza dimenticare, ovviamente, l’altro impegno alle urne per i reggini, ossia l’elezione del sindaco della Città capoluogo.

Il centrosinistra ha registrato una pesante sconfitta alle elezioni del 26 gennaio. Secondo lei perché?
Per una serie di concause. Perché siamo arrivati a pochi giorni dalla presentazione delle liste con l’indicazione del nostro candidato a governatore, l’ottimo Pippo Callipo, e questa incertezza ha minato. Perché in Calabria la sfiducia verso la politica ormai da vent’anni produce un’alternanza sistematica di maggioranze di colore diverso a ogni legislatura. E perché più della metà dei calabresi non è andata alle urne. Sia chiaro, l’astensionismo non è un alibi, ma un dato su cui riflettere e che certamente influenza le elezioni.

Cosa vi rimproverate?
Aver disorientato il nostro popolo arrivando praticamente a Natale con decisioni delicate e strategiche. E, rispetto all’attività di Giunta, non aver comunicato bene ai cittadini scelte e risultati che saranno percepiti nel tempo. Il giorno dell’insediamento, la presidente Santelli ha detto di non voler alzare steccati ideologici né disperdere il buono fatto nei nostri anni di governo. Evidentemente significa che qualcosa di positivo c’è stato.

Vi aspetta una legislatura di opposizione. Come intende impostarla? Su quali temi farete battaglia?
Il compito che ci ha dato il popolo calabrese è quello di vigilare sull’operato della nuova maggioranza nell’interesse della collettività. Questo è fare opposizione, senza sconti, ma senza atteggiamenti strumentali. Bisogna avere un comportamento serio e rispettoso dei cittadini e delle istituzioni. Poi è chiaro che la nostra visione politica è diversa da quella della destra e nell’aula del Consiglio regionale proveremo a farla valere.

Rispetto a quanto avete fatto nella scorsa legislatura, secondo lei cosa deve essere mantenuto nel prossimo quinquennio?
Io credo che sia stato compiuto un lavoro di semina importante, specie nella programmazione degli strumenti della politica di coesione e nella legislazione regionale soprattutto riferita alla pianificazione territoriale. Al di là di questo, ho un auspicio personale: che il lavoro fatto al Consiglio regionale non vada disperso. Consegniamo un’Assemblea più vicina ai cittadini, più aperta, più efficiente ed economica, apprezzata in Italia e in Europa.

Il prossimo appuntamento elettorale è determinante per riscattare il centrosinistra. Secondo lei, pensando alle comunali di Reggio Calabria, Falcomatà è ancora l’uomo giusto?
Falcomatà è il sindaco uscente, arrivato dopo un lungo periodo commissariale e un bilancio schiacciato dai debiti. Obiettivamente non ha la bacchetta magica. Il Pd nazionale, con Zingaretti, ha chiarito che il candidato è, com’è giusto che sia, proprio Falcomatà, che va sostenuto.

Finora tutti gli annunciati candidati sindaco (Pazzano, Liotta, Marcianò, Putortì) sono riconducibili all’area culturale– politica del centrosinistra. Secondo lei come mai sta emergendo questa frammentazione?
È nella storia del centrosinistra questa tendenza costante alla frammentazione. Naturalmente spero che queste diverse sensibilità finiscano per confluire in un progetto politico unitario, che bisogna rendere inclusivo, pluralista e aperto. E soprattutto destinato a essere l’unico argine alle destre e al sovranismo.

Considerata l’esperienza della candidatura di Callipo, che personalmente ha ottenuto una straordinaria affermazione con 17mila voti in più delle liste a lui collegate, non crede che l’apertura al civismo rappresenti un’opportunità per arginare il fronte dei sovranismi e dei populismi?
Il civismo è una grande forza e può mettere a disposizione della nostra comunità energie e idee, oltre a personalità come Callipo, animate da spirito di servizio e da amore verso la nostra terra.

Fra Italia Viva e il nuovo annunciato partito di Zingaretti, quale può essere la “casa” dei moderati nell’alveo del centro sinistra?
L’Italia è la culla del cattolicesimo, anche di quello impegnato in politica, per cui questa sensibilità, soprattutto culturale, è presente in diverse forze parlamentari. Credo tuttavia che il Pd sia il partito che più e meglio di altri esprima l’impostazione cristiano–sociale fondata sui valori della solidarietà e dell’equità.

Sarà un punto di riferimento per i cattolici? Se si, su quali valori ci sarà un campo comune e su quali, invece, una zona di attrito?
Sono un cattolico che non brandisce il crocifisso. Detesto la strumentalizzazione della fede, che è innanzitutto un fatto intimo e personale. Tanto detto, ritengo che il compito di chi è investito di compiti di rappresentanza politica debba essere quello di compiere una mediazione e una sintesi tra posizioni diverse, in questo caso tra i valori universali della Chiesa e le istanze di una società in continua evoluzione, il cui cambiamento va capito, interpretato e governato.

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