Avvenire di Calabria

Il biblista e parroco del rione Ferrovieri di Reggio Calabria propone una riflessione su una delle più radicate devozioni della comunità cristiana

Perché giugno è il mese del Sacro Cuore?

La riflessione di monsignor Salvatore Santoro: «Accogliamo la richiesta di Cristo: vuole essere amato»

di Gianluca Del Gaiso

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Storicamente la devozione al Sacro Cuore è quasi legata all’inizio stesso della Chiesa e «affidata quindi trasmessa dalle donne»

Giugno è il mese dedicato per devozione al Sacro Cuore di Gesù. «Una spiritualità che in qualche modo innerva la storia della Chiesa, un percorso di fede nella fede» spiega don Sasà Santoro, parroco del Sacro Cuore di Gesù a Reggio Calabria. Una dimensione quindi che non va a toccare solo la dimensione devozionale della pietà popolare ma «interpella in qualche modo una fede che vuole crescere». Perché «cogliere il messaggio che viene dal Cuore di Cristo significa accogliere un amore senza confini da parte di Dio che nel figlio Gesù umanamente ama di un amore senza misura».



Dunque una «spiritualità, quella del Sacro Cuore, che ci connette direttamente alla umanità del figlio che mette a disposizione il suo cuore per noi». Un cuore che nella sua dimensione biblica non è solo sede dei sentimenti ma «indica l’uomo nella sua totalità, nella sua volontà, libertà e determinazione». E se la figura di Giovanni che poggia il capo sul cuore del Maestro nell’ultima cena o il suo rimanere sotto la Croce quando è morto sono tra le pagine più evocative di questa spiritualità, spiega sempre don Sasà, allo stesso tempo è un Dio che sa quanto l’uomo abbia bisogno di essere amato. Dunque «il cuore di Cristo esposto alla fede, alla venerazione, alla devozione dei fedeli è la richiesta da parte di Gesù di essere in qualche modo assimilati al suo amore ma è anche la sua richiesta di essere amato. Gesù vuole avere bisogno del nostro amore» che diventa compartecipazione «alla sua opera di salvezza» in una connessione che fa essere quella umanità «bella e buona».

Storicamente la devozione al Sacro Cuore è quasi legata all’inizio stesso della Chiesa e «affidata quindi trasmessa dalle donne». Tra queste vi sono alcune mistiche, ma tra tutte spicca santa Maria Margherita Alacoque, suora visitandina che alla fine del diciassettesimo secolo riceve delle visioni, quattro in particolare. E proprio in una di queste il messaggio forte è la sofferenza di Gesù per la lontananza dell’uomo dal suo cuore, dimenticando che «da quel cuore trafitto per amore l’uomo stesso ottiene la sua salvezza, quindi la sua gioia». Chiede quindi un aiuto alla santa perché «le offese al suo Cuore vengano in qualche modo riparate».

Il termine “riparazione” spiega ancora don Sasà è fondamentale perché rimarca l’amore di Dio che non vuole una punizione per l’errore ma quasi chiede all’uomo «una riparazione perché il peccato venga in qualche modo sanato ma soprattutto il peccatore venga salvato». Nascono così le pratiche devozionali che arrivano fino ai giorni nostri. L’invito alla confessione e quindi alla Comunione ogni primo venerdì del mese (per nove mesi consecutivi) insieme all’Adorazione eucaristica». Ovviamente quella dei nove venerdì non è solo una questione di numeri, ma «è quasi la richiesta di Gesù che dice a ognuno di noi: vedi che ti aspetto, almeno una volta al mese». Un amore che è per ciascuno, ma diventa «cuore a cuore» per il prossimo. Ecco allora che «per essere credenti dobbiamo essere credibili e allora saremo creduti» (cit. Rosario Livatino).


PER APPROFONDIRE: Corpus Domini, domenica 22 giugno messa e processione a Reggio Calabria


Perché «Gesù lega l’apprendimento di una umanità bella e buona direttamente da lui – “imparate da me che sono mite e umile di cuore” – alla capacità di essere attenti alla povertà, alla disperazione anche – “venite a me voi tutti che siete oppressi”». Dunque, chiosa don Sasà «mi sembra di poter dire che nutrirsi della spiritualità del Cuore di Gesù significa aver trovato l’antidoto nei confronti dell’indifferenza che è il male che trasversalmente percorre le relazioni umane».

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