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Padre Gabriele Bentoglio, direttore “Migrantes” e parroco, ha aperto i lavori con una relazione sull’emigrazione femminile internazionale
Il Centro diocesano “Migrantes” ha organizzato la presentazione del libro “Il buon Bondje” della professoressa Pina Calabrò, che tratta di donne in emigrazione con il linguaggio semplice e descrittivo del romanzo verisimile. L’evento ha avuto luogo mercoledì 26 marzo, nei locali della parrocchia di Sant’Agostino, in collaborazione con il Centro ascolto “G.B. Scalabrini” per immigrati.
Oltre all’autrice del libro, è intervenuta la dottoressa Francesca Giglietta, presentando la realtà del Consultorio familiare Raffa, dedito specialmente a soccorrere persone vulnerabili di tutte le età, dal concepimento fino al naturale spegnersi della vita; ad accogliere le famiglie in condizioni di disagio; ad assistere soprattutto donne che chiedono aiuto.
Padre Gabriele Bentoglio, direttore “Migrantes” e parroco, ha aperto i lavori con una relazione sull’emigrazione femminile internazionale, che sta assumendo dimensioni sempre più imponenti e, di fatto, è una delle caratteristiche del nostro mondo globalizzato. Le statistiche dicono che il numero delle donne migranti, in molti Paesi, ha superato quello degli uomini. E lo conferma il servizio del Centro ascolto “Scalabrini”: nel 2024, infatti, sono stati registrati 3257 passaggi di persone di 43 nazionalità; di questi passaggi, 2068 erano donne, mentre gli uomini erano 1189. Si tratta di un fenomeno connesso a cause ambientali, economiche e sociali, politiche e religiose, spesso tra loro interconnesse. I progetti e i sogni di ogni donna sono quelli di costruirsi una famiglia e di avere figli.
Purtroppo nell’ambito delle migrazioni questo è sempre più difficile anche a causa della precarietà economica, con ripercussione sulla maternità, che spesso viene rimandata a tempo indeterminato. Molte difficili situazioni vengono vissute dalla donna nella solitudine e nel dolore. San Giovanni Paolo II, nel 1995, denunciò «la cultura edonistica e mercantile che promuove lo sfruttamento della sessualità» e le «violenze sessuali» subite dalle donne. Benedetto XVI, nel 2006, richiamò l’attenzione sulle migranti costrette «a essere sfruttate sul lavoro, quasi come schiave, e anche nell’industria del sesso».
Papa Francesco, in Evangelii Gaudium, scrisse: «Doppiamente povere sono le donne che soffrono esclusione, maltrattamento e violenza». Le donne migranti lavorano come badanti, cameriere, insegnanti, spesso nel sommerso, senza diritti e vittime di abusi. Alcune si ritrovano nel giro della prostituzione, che frutta 12 miliardi l’anno. Ogni anno circa 4 milioni di donne sono vendute per prostituzione o schiavitù, e 2 milioni sono minori tra i 5 e i 15 anni. Spesso sole, divorziate o vedove, molte cedono all’aborto, segno della loro estrema fragilità psichica. Il libro della professoressa Calabrò si inserisce nella letteratura, ormai abbondante, dove le protagoniste sono donne: Amra, Matilde, Vincenzina, Angelina, Lilla, Ginetta, Paola.
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Ma emergono soprattutto le figure di Fatima, marocchina di religione musulmana, e Safia, congolese di religione animista. E sono tanti gli argomenti che si intrecciano nei racconti del libro, che punta a descrivere un positivo processo di inclusione e mette in rilievo specialmente i temi del dialogo interreligioso e del razzismo. I proventi della vendita del libro sono destinati a sostenere gli studi universitari di alcune ragazze immigrate accolte nella realtà multiculturale di Camini, nella provincia Reggio Calabria.
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