Avvenire di Calabria

Rigenerare aree, creare reti e investire nei luoghi di aggregazione: la sfida dello sport sociale a Reggio Calabria

Povertà educativa e sport: «Ripartiamo dagli spazi e dal gioco libero per restituire ai ragazzi la città»

Nel contributo del presidente del CSI Paolo Cicciù, la proposta di un nuovo modello di sviluppo sportivo e comunitario che parta da una gestione condivisa degli impianti

di Paolo Cicciù *

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Impianti sportivi a Reggio Calabria. Nel contributo del presidente del CSI Paolo Cicciù, la proposta di un nuovo modello di sviluppo sportivo e comunitario: «Occorre un piano condiviso tra istituzioni, scuole e società sportive per fare dello sport un diritto reale, accessibile a tutti, e non un privilegio per pochi».

Impianti sportivi a Reggio Calabria, una nuova stagione fatta di collaborazioni

Secondo i dati forniti dalla Fondazione L’Albero della Vita, in Calabria l’incidenza della povertà assoluta tra i minori raggiunge il 13,8%, mentre quella della povertà relativa supera il 35%, risultando la regione con il valore più alto d’Italia. Un dato che si lega a un tema cruciale per i più giovani: solo il 45% dei bambini e ragazzi calabresi pratica sport.



Questi segnali, allarmanti per la crescita dei nostri ragazzi che affrontano gravi privazioni educative e culturali, sono direttamente collegati al grande problema degli spazi sportivi e delle aree gioco nei nostri territori.


PER APPROFONDIRE: Sport per tutti, PGS: «serve un piano cittadino per impianti, accessibilità e sostegno alle associazioni»


Sicuramente l’aspetto economico condiziona le famiglie e la proposta sportiva appare sempre più professionalizzata, allontanando i più piccoli dallo sport. Ma, secondo la mia esperienza e il mio punto di vista, è necessario rafforzare il percorso culturale e politico, investendo con decisione in strutture sportive e spazi gioco all’aperto pensati come luoghi di aggregazione, “palestre popolari”, spazi culturali e avamposti educativi.

I ragionamenti da fare sono due: da un lato, serve una rigenerazione urbana dello sport, capace di restituire ai ragazzi la libertà e la spontaneità del gioco “alla Super Santos”. Riprendere l’idea del gioco per strada come percorso per il benessere fisico, psicologico e relazionale dei bambini e ragazzi significa anche valorizzare gli spazi all’aperto, rendendoli accessibili, vivi e occupati positivamente.

Reggio, su questo versante, sta già dando risposte con interventi che hanno rigenerato aree e luoghi prima abbandonati o poco utilizzati. Un’idea potrebbe essere quella di mettere in rete questi luoghi – ad esempio con una mappa QR Urban Sport – garantendo, tra intervento pubblico e privato, attività costanti, cura e coinvolgimento della comunità, con i ragazzi protagonisti.

L’altra parte del ragionamento deve coinvolgere gli impianti sportivi e le palestre scolastiche della nostra città. È vero che mancano strutture ed è giusto pretendere tempi certi per la consegna delle palestre alle società sportive, ma è altrettanto vero che Reggio fatica a fare squadra anche in questo ambito.



Il rischio, come evidenziano i dati su sport e minori in Calabria, è quello di smarrire la concezione di sport popolare e accessibile, che ha sempre rappresentato il cuore del “giocare”.

Per rilanciare davvero l’impiantistica sportiva come valore, occorre ripartire da due aspetti fondamentali: pensare all’impianto sportivo non come semplice generatore di servizi, ma come spazio di esperienza e collante sociale; fare in modo che istituzioni, scuole e società sportive giochino la stessa partita, ciascuna nel proprio ruolo.

Serve una rete solida, capace di unire bisogni, idee, spazi e diritti. Solo così il gioco tornerà a essere una vera opportunità di crescita, capace di coinvolgere sempre più ragazzi, anche nei quartieri più fragili.

* Presidente CSI Reggio Calabria

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