Il Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, è stato insignito del Premio “Paccherò d’Argento”, “un pacherò alla ‘ndrangheta”. La cerimonia di premiazione, svoltasi mercoledì 14 settembre sera in piazza del Popolo, a Paola, ha visto premiati anche il massmediologo Klaus Davi, l’artista e cantastorie Francesca Prestia, al magistrato Marisa Manzini. Durante la serata si è discusso di legalità e di lotta alla mafia. “Un premio – ha detto il presule intervenendo al dibattito che ha preceduto la premiazione e al quale hanno partecipato l’ideatore del premio, Salvatore Magarò, presidente dell’associazione Più di Cento – Tana per la legalità, il sindaco di Paola, Basilio Ferrari, il Prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, il Questore di Cosenza Luigi Liguori, e i rappresentanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Cosenza e il segretario CISL territoriale Tirreno cosentino, Giovanni Marzullo – dedicato a tutti gli uomini e le donne che non possono esercitare il diritto alla libertà, alle vittime del caporalato, dell’usura, del pizzo, degli abusi di ogni tipo – a quella ragazzina di 13 anni di Melito Porto Salvo – per la quale la ministro Boschi dovrebbe venire in Calabria per esprimere il potere dei segni”. “Dobbiamo attivare – ha aggiunto Savino – processi di cambiamento: culturale, sociale, antropologico. Deve cambiare il modo di ragionare. Perché c’è una cultura della sudditanza. Per invocare un cambio culturale, l’emancipazione, l’affermazione dei diritti.” E leggendo un passo di Paolo Borsellino, il Vescovo di Cassano ha espresso l’augurio di respirare “profumo di libertà'”, aggiungendo, con forza, alla fine, “C’è incompatibilità tra mafia e religione, e l’esperienza della Fede, del Vangelo.”