Avvenire di Calabria

Primo maggio: Acli Roma, “il lavoro povero è diventato sistemico. Si fatica, ma non si costruisce futuro”

di Redazione Web

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“Quasi un terzo degli occupati italiani – oltre il 28% – si trova in una condizione di fragilità economica. È quanto emerge dalla recente ricerca promossa da Iref, Caf Acli e Acli nazionali: una fotografia lucida e inquietante che ci consegna una verità scomoda. Anche chi ha un impiego, spesso, non riesce a soddisfare i propri bisogni fondamentali. Il lavoro povero non è un’eccezione: è diventato sistemico, strutturale, e coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. Si lavora, ma si resta poveri. Si fatica, ma non si costruisce futuro”. È questo il grido d’allarme lanciato dalle Acli di Roma e provincia, in occasione della Festa dei lavoratori, che ricorre domani, 1° maggio. Per l’occasione, l’associazione ha voluto realizzare una cartolina con lo slogan: “Un lavoro non basta, a volte neanche due”.
“A fare maggiormente le spese di questa situazione – evidenziano ancora le Acli di Roma – sono le donne, relegate più spesso in impieghi instabili e sottopagati. Sono i giovani, costretti a rincorrere contratti precari e prospettive evanescenti. Sono le persone che vivono penalizzate da un mercato del lavoro diseguale e selettivo, spesso insicuro, a volte mortale. Una situazione che incide tantissimo sulla qualità di vita della Capitale nella quale, caro affitti e carovita rappresentano le principali motivazioni di fuga dalla città. Non sono solo disuguaglianze economiche. Sono disuguaglianze di genere, territoriali e generazionali, che si intrecciano e si rafforzano, alimentando un senso diffuso di esclusione”.
“Una società in cui il lavoro non emancipa, ma intrappola e uccide – aggiungono – è una società che deve fermarsi a riflettere. Ed è proprio in mezzo a questa crisi di senso e di giustizia che sentiamo il bisogno di tornare alla radice più profonda del lavoro. Non un ingranaggio, non una prestazione, non una statistica. Ma una vocazione, un impegno umano e comunitario, capace di creare legami e generare futuro”.
“Anche Papa Francesco – concludono le Acli di Roma – ha voluto, con due lettere inviate in occasione degli ultimi due appuntamenti del LaborDì, restituire al lavoro la sua dimensione più autentica: quella relazionale, creativa, profondamente umana. La sua recente salita al cielo ci ha colti nel cuore, come credenti e come comunità. È un dolore che si fa silenzio, memoria, preghiera. E proprio per questo, questa Festa dei Lavoratori assume un valore ancora più profondo. Perché il Papa ci ha indicato un cammino possibile, anzi necessario: quello del lavoro buono, del lavoro che non umilia ma libera, che non divide ma unisce, che non sfrutta ma costruisce. Per noi il primo maggio non è solo una celebrazione. È una scelta di campo. È un impegno quotidiano per un lavoro che sia davvero per tutti, che sia davvero umano e che non lasci indietro nessuno. Un lavoro che sia, finalmente, degno, tutelato, sicuro e stabile”.

Fonte: Agensir

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