Avvenire di Calabria

Primo maggio: Psicologi Toscana, “i giovani cambiano lavoro spinti da stress e voglia di avere più tempo libero”

di Redazione Web

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In Toscana è soprattutto la fascia di età fra i 20 e i 34 anni a voler cambiare lavoro spinta da stress e voglia di avere più tempo libero. Il 54% degli psicologi toscani intervistati su questa tematica rileva che tra i propri pazienti la maggior parte dei giovani adulti ha cambiato lavoro negli ultimi 12 mesi. Le motivazioni più frequenti sono lo stress (per il 76% degli intervistati), il desiderio di cambiare (63%), la voglia di avere più tempo libero (43%), conflitti relazionali (32%), e mobbing o vessazioni o violenza (21%).
È quanto emerge dall’ultimo report sulla salute psicologica dei toscani e delle toscane, condotto tramite questionario online rivolto agli iscritti all’Ordine degli psicologi della Toscana, in collaborazione con il Laboratorio di psicometria (Dipartimento Neurofarba) dell’Università degli studi di Firenze, e diffuso oggi, vigilia del 1° maggio, festa del lavoro. L’indagine, svoltasi da marzo a giugno 2024, e si riferiva al periodo marzo 2023-marzo 2024 coinvolgendo 644 iscritte e iscritti all’Ordine toscano. I professionisti che hanno risposto sono stati il 14%.
“Dal nostro report – afferma Rossella Capecchi, consigliera segretario dell’Ordine degli psicologi della Toscana – emerge come i giovani adulti, ovvero la fascia di età fra i 20 e i 34 anni, siano alla ricerca di un tipo di lavoro che non garantisca solo una sicurezza economica ma che vada anche incontro alla soddisfazione di altri bisogni, per esempio la conciliazione del tempo di vita personale e familiare con il tempo di lavoro”. “Tra le prime motivazioni del cambio di lavoro c’è lo stress. La sfida che abbiamo di fronte oggi è quella di impegnarsi, a ogni livello, per il benessere sui luoghi di lavoro. Se le persone stanno bene, lavorano meglio e con maggiore soddisfazione personale, con benefici positivi per loro ma anche per l’azienda e i colleghi, generando un circolo virtuoso. Non da ultimo – conclude Capecchi – se i lavoratori si trovano bene sul posto di lavoro diminuiscono i fattori che contribuiscono a determinare malessere psicologico e si riducono anche le richieste di presa in carico al sistema sanitario”.

Fonte: Agensir

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