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“Ascolto e apprezzo la giusta tutela ed il riconoscimento di quanti quotidianamente si spendono per rendere produttivo ed operoso il nostro Paese. Leggo di come ancora oggi non ne sia tutelata a sufficienza salute e sicurezza, nonostante gli ormai continui provvedimenti legislativi, che altro non sembrano francamente che aggravi burocratici e prebende economiche. Ma leggo poco o nulla su quei lavoratori, quella moltitudine di donne e di uomini, in Italia sono quasi un milione, che si impegnano quotidianamente nei servizi verso i più deboli, verso gli esclusi”. Lo evidenzia Luciano Squillaci, presidente della Fict, in occasione della Festa dei lavoratori, che si è celebrata ieri. “Servizi educativi, di assistenza, sanitari e sociosanitari, portati avanti attraverso quel variegato mondo di associazionismo e cooperazione che chiamano Terzo Settore – chiarisce -. Professionisti di altissima qualità, specializzati e in continua formazione, capaci di unire testa e cuore, intelligenza e passione. Lavoratori però che ancora oggi, anche se rappresentano oltre il 5% del Pil italiano, sono sottovalutati, precarizzati, sviliti nella loro dignità, con stipendi al limite della sopravvivenza, sempre che lo riescano a prendere, che, anche quando finalmente vedono adeguati i propri contratti nazionali, rischiano di perdere il posto, perché a non essere adeguate sono le tariffe pagate dalle pubbliche amministrazioni”. Per Squillaci, questo è “il punto principale. Il mondo del Terzo Settore che lavora nel campo sociale e socio sanitario vive una condizione paradossale di ‘monopolio al contrario’ in cui ad essere monopolista è, contrariamente alla normalità, l’acquirente, quindi proprio lo Stato, nelle sue diverse articolazioni. Quello stesso Stato che celebra il primo maggio e che, come ‘compratore’ unico, può decidere quanto, come e persino quando pagare!”. Il presidente della Fict sottolinea la contraddizione: mentre in occasioni il primo maggio “i nostri governanti sono a condannare, giustamente, chi sfrutta i lavoratori sottopagandoli e svilendoli”, “si dimenticano di questi lavoratori che, nonostante la loro alta professionalità e l’enorme responsabilità che hanno a lavorare con le persone fragili, sono considerati dai più alla stregua di una sorta di ‘volontari’ che è normale debbano sopportare tagli e ritardi abnormi nei pagamenti”. Eppure, rileva Squillaci, “quei lavoratori sono lì, a portare avanti servizi essenziali, senza i quali rimarrebbero abbandonate centinaia di migliaia di persone, come chiarito da una recente indagine della rivista Vita. Un’indagine con un titolo molto centrato: ‘Provate a farne senza!’”. Di qui l’auspicio di Squillaci: “Mi piacerebbe risuonasse nelle orecchie di tanti governanti poco attenti, o peggio in mala fede, questa frase chiara e diretta: ‘Provate a farne senza!’, senza i nostri educatori, i nostri assistenti, i nostri psicologi, medici, cuochi… Provate a farne senza… Oppure, almeno il primo maggio, ricordatevi anche di loro, restituitegli un minimo di dignità!”.
Fonte: Agensir