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“Papa Francesco, dal suo letto del dolore, ci invia il suo messaggio quaresimale, che ci invita a ‘camminare insieme’ con la speranza nel cuore a vivere questo viaggio quaresimale con la certezza che Dio Padre è ricco di misericordia e perdona ogni nostra miseria e fragilità umana. Noi che siamo nelle carceri ‘ambasciatori della Misericordia’ non stanchiamoci mai di aiutare i reclusi a vivere un cammino di conversione e di rinnovamento della loro vita umana e spirituale. Siamo anche nell’Anno giubilare, dove c’è un’attenzione particolare ai reclusi, una piccola Chiesa che cammina e vive la sua fede dietro le mura dei nostri penitenziari”. Lo scrive l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi, nel messaggio per Quaresima, nel quale si lascia anche provocare su alcune chiamate alla conversione: “Camminare”, “Camminare insieme”, “Camminare insieme nella speranza”.
“Camminare”: “Molte volte non è facile vivere questo cammino nei nostri istituti, a volte troviamo molte difficoltà nello svolgere il nostro servizio, corridoi sbarrati, che non ci permettono di incontrare i reclusi, a volte ostilità e non attenzione a noi che serviamo con gratuità i molti bisogni delle nostre carceri. Tutto questo però non deve paralizzare la nostra azione, siamo uomini di speranza e di fede”.
“Camminare insieme”: “Tutti sono un po’ tentati a camminare da soli, a essere ‘viaggiatori solitari’ eppure la Chiesa, in questi ultimi anni con il ‘cammino sinodale’ ci ha chiesto di scoprire la nostra vera vocazione, di camminare insieme e di non isolarci. Tutti voi cappellani e tutti gli operatori pastorali, nonostante le molteplici difficoltà, non vi stancate mai nel proporre svariate iniziative, e questo è molto bello e vi ringrazio di cuore per tutto quello che fate soprattutto per la vostra testimonianza di amore”.
Don Grimaldi chiede “di non formare ‘carceri isolate’, già lo sono abbastanza”: “Diventate invece sempre di più uomini di comunione, che attraverso la condivisione delle vostre diverse iniziative, fate crescere una vera missione pastorale carceraria, regionale e nazionale”. “Noi abbiamo bisogno di sentirci uniti nella nostra comune missione”, aggiunge, invitando a convertirsi tutti “a camminare insieme”.
“Camminiamo insieme nella speranza”: “Anche noi siamo con la nostra vicinanza ai diversi disagi dei nostri fratelli e sorelle ristretti, segni ‘tangibili di speranza’. Siamo segni di speranza, quando siamo moralmente e materialmente accanto a coloro che non hanno niente, siamo segni di speranza, quando accogliamo nelle canoniche, nelle comunità, nei centri coloro che varcano le soglie del carcere e non c’è nessuno che li accoglie. Siamo segni di speranza quando diventiamo mendicanti per cercare un lavoro per i nostri carcerati, siamo segni di speranza quando la nostra attenzione si fa vicinanza alle famiglie dei ristretti, siamo segni di speranza quando diventiamo pellegrini, verso i tribunali di sorveglianza, per chiedere più attenzione alle fasce deboli di coloro che non hanno possibilità di difesa. Questa è la speranza concreta, che noi tutti vogliamo incarnare, questa è la speranza che ci aiuta a svolgere con gioia e passione il nostro ministero”.
Infine, ancora un invito: “Continuate a pregare in tutti i vostri Istituti per Papa Francesco, per noi tutti è stato un vero segno di speranza, perché, con i suoi gesti e con le sue parole, con i suoi messaggi, ha provocato la coscienza della nostra società indifferente ad essere attenta al grido dei nostri fratelli e sorelle che vivono dietro le sbarre”.
Fonte: Agensir