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“Prendersela quando le cose non vanno come previsto è inutile. Rimanere liberi, anche nelle relazioni più difficili, è l’unico modo per far riaffiorare una possibilità di vita attraverso un autentico perdono. Solo così, senza rancore e senza risentimento, si diventa testimoni dell’amore più grande, quello che le grandi acque non possono spegnere, quello che rimane come brace in tutte le nostre umanità”. Padre Roberto Pasolini, predicatore della Casa Pontificia, ha concluso così la predica di Quaresima in Aula Paolo VI, dedicata al “sapersi rialzare” e al testamento che Gesù ci lascia attraverso la Risurrezione, che va letta “come esperienza di amore e non come un atto di potenza”. “Dio non sente alcuna necessità di imporre la sua presenza nel mondo e nella storia, ma solo il suo desiderio di continuare a proporsi”, ha spiegato il religioso: “Questa intensità di amore non significa che Dio è impermeabile alla sofferenza, ma che chi ama davvero non sente il bisogno di contare i torti subiti, perché la gioia di quello che si è vissuto supera ogni rancore, anche quando le cose vanno diversamente da come erano state immaginate”. “Gesù non se la prende con nessuno perché è stato felice di aver vissuto il suo mistero di passione e morte”, ha proseguito Pasolini citando le situazioni in cui “ce la prendiamo per qualcosa che accade diversamente da come avevamo immaginato”: “Se ci accorgiamo di rimanerci troppo male, forse è il momento di chiederci se quello che stiamo facendo lo stiamo facendo nella gratuità. Se sono felice di fare qualcosa, non è l’esito finale a determinare i miei sentimenti. Non me la prendo con niente o con nessuno, se quello che ho vissuto era quello che volevo vivere”. “Dio è felice di noi anche quando lo abbiamo deluso”, ha concluso il predicatore della Casa Pontificia: “Questo tipo di amore non si può insegnare o spiegare a parole, ma solo trasmettere. Per questo il cristianesimo non si può mai ridurre a dottrina o a cultura, è un incontro”.
Fonte: Agensir