Avvenire di Calabria

Reggio Calabria, cala il sipario sull’ex Polveriera: fine di una ghettizzazione durata 70 anni

Reggio Calabria, cala il sipario sull’ex Polveriera: fine di una ghettizzazione durata 70 anni

Superato l’ultimo insediamento di baracche grazie a un progetto partito nel 2018, ora evitare che si passi a un nuovo ghetto

di Giacomo Marino *

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Il 16 luglio 2025 rappresenta una data spartiacque per Reggio Calabria: si conclude un capitolo di emarginazione durato settant’anni e si apre una nuova fase di inclusione e dignità abitativa per 32 famiglie rom.

La fine del ghetto dell’ex Polveriera a Reggio Calabria

Il 16 luglio 2025 è una giornata storica per la città di Reggio Calabria perché segna la fine del ghetto dell’ex Polveriera, che ha emarginato per circa 70 anni un gruppo di famiglie rom reggine. È una data storica anche perché costituisce il superamento della lunga ghettizzazione dei rom nelle baraccopoli, senza il passaggio a un’altra forma di ghetto.



La fine del ghetto, attraverso l’equa dislocazione abitativa delle 32 famiglie rom che vi risiedevano sette anni fa, rappresenta un ottimo risultato dell’amministrazione Falcomatà. Risultato ottenuto con il progetto avviato nel 2018, denominato “Ex Polveriera: dall’emergenza abitativa alla legalità percepibile”, sviluppato con un protocollo interistituzionale tra il Comune di Reggio Calabria, la Prefettura, l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, il Tribunale di Reggio Calabria e un buon gruppo di lavoro.

Origini storiche dell’emarginazione delle famiglie rom

Per capire l’importanza storica della fine del ghetto dell’ex Polveriera è necessario ricordare la sua nascita verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.


PER APPROFONDIRE: Rom, equa dislocazione: a Reggio Calabria ha funzionato


Per secoli i rom calabresi nella nostra regione hanno vissuto in simbiosi con i contadini, offrendo loro servizi importanti per le attività agricole. Ma a partire dagli anni Cinquanta, con il fenomeno dell’abbandono delle campagne e l’urbanizzazione, contadini e rom si insediano nelle città. È in questo periodo che dei gruppi di famiglie rom hanno deciso di vivere nella nostra città, ma, respinti fuori dal territorio urbano, sono stati costretti a costruire tre insediamenti di baracche lungo i letti di due torrenti.

Un insediamento venne costruito sul torrente Scaccioti, sotto un ponte ferroviario, e due insediamenti vennero realizzati lungo il letto del torrente Sant’Agata: uno più a monte, nei pressi del quartiere Modena, e l’altro più a valle, sotto il ponte stradale denominato Sant’Agata. Quello più a monte si trovava nei pressi del Santuario di Modena.

Il ruolo del sacerdote Don Lillo Altomonte

Il sacerdote fondatore del Santuario, don Lillo Altomonte, vedendo le condizioni disumane in cui vivevano queste famiglie, con il pericolo di essere anche travolte dalle acque del torrente, verso la fine degli anni Cinquanta, fece spostare le loro baracche sul terreno demaniale dell’ex Polveriera.

L’intervento di don Lillo Altomonte costituì il primo passaggio delle abitazioni dei rom (anche se ancora costituite da baracche) dentro il territorio urbano. Difatti, gli altri due insediamenti sui letti delle fiumare vennero spostati dall’amministrazione comunale nel territorio urbano diversi anni dopo, solo perché, in seguito a delle alluvioni, le acque dei torrenti stavano per travolgere le famiglie.

Dalle baracche alle ex caserme: una storia di emergenze

L’insediamento del torrente Sant’Agata venne superato nel 1971, spostando le famiglie nei locali fatiscenti dell’ex Caserma 208, mentre l’insediamento del torrente Scaccioti venne superato nel 1976, spostando le famiglie nella baraccopoli dell’ex Lazzaretto.

Queste due baraccopoli urbane sono state superate da molti anni: l’ex Lazzaretto negli anni Novanta e la Caserma 208 nel 2007. Purtroppo, in parte, anche con un’altra forma di ghettizzazione, quella negli alloggi popolari. Per l’ex Polveriera ci sono voluti più anni, ma il superamento non è avvenuto passando a un’altra forma di ghetto.

Un superamento storico senza ricadere nella ghettizzazione

L’ultima famiglia che ha lasciato il ghetto il 16 luglio non ha avuto una perfetta dislocazione abitativa e quindi deve essere perfezionata, ma non ha avuto l’alloggio in un ghetto di case popolari.



È per questo che la fine del ghetto dell’ex Polveriera è un fatto storico: non solo per il suo superamento in quanto tale, ma anche per il superamento definitivo della ghettizzazione nelle baracche attraverso l’equa dislocazione abitativa. Quest’ultimo aspetto storico è particolarmente importante perché rappresenta la concreta possibilità di evitare il passaggio da un ghetto all’altro, non solo per i rom, ma per tutti i cittadini che oggi vivono nell’emarginazione sociale e abitativa.

* Un Mondo Di Mondi

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