
La pena fuori dal carcere: ripartire da dove si sbaglia
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Un nuovo atto intimidatorio ha scosso Reggio Calabria, colpendo un’impresa simbolo di onestà e lavoro. Il movimento ReggioNonTace reagisce con un forte messaggio di solidarietà, ma anche di riflessione civile e spirituale, richiamando tutta la comunità – istituzioni e cittadini – a una presa di coscienza collettiva contro la cultura della paura e dell’indifferenza.
«Intorno alle 2:30 un furgone refrigerato del caseificio Delizie della Natura è stato distrutto dal fuoco in via Fra’ Gesualdo Melacrino, all’altezza del civico 41, nei pressi di piazza Carmine. Questo episodio, avvenuto due giorni fa, è l’ennesimo atto criminale che sconvolge la nostra città». Il movimento ReggioNonTace «si stringe in modo solidale attorno ai fratelli Praticò, che da anni svolgono questa attività con grande onestà».

La prima condizione per una sana convivenza civile – scrive il movimento – è farsi prossimo verso chi subisce un’ingiustizia; ma dopo questo atto di umanità, è fondamentale rivolgere alcune domande a tutti: dalle istituzioni fino al cuore di ciascuno di noi.
Perché a Reggio Calabria, l’incendio doloso di auto, negozi, terreni o alberi resta uno dei linguaggi preferiti dalla criminalità per imporre la propria forza? Perché da noi non si arresta il puzzo del pizzo, che continua a colpire imprenditori e commercianti? E ancora, perché si respira un’aria appesantita dal silenzio sul lavoro nero, sui servizi carenti, sulla negazione dei diritti fondamentali come il cibo, la casa e la salute?
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Domande che non possono trovare risposta – ammonisce ReggioNonTace – se non interroghiamo in profondità le nostre coscienze. Non bastano le accuse agli altri, né la legalità di facciata, fatta di carte in ordine e fedine penali pulite. Serve trasparenza di vita e responsabilità quotidiana.
Per rispondere alle domande precedenti, sottolinea il movimento, occorre vivere ogni giorno un impegno concreto, che metta al centro gli ultimi e gli scartati, chi vive in condizioni di sfruttamento e schiavitù.
ReggioNonTace denuncia, ad esempio, le situazioni di chi, cercando lavoro, si sente dire: “se vuoi, questa è la paga, altrimenti ci sono altre cento persone pronte a lavorare a queste condizioni”. Un sistema che perpetua ingiustizie e povertà e che può essere cambiato solo attraverso scelte di obiezione di coscienza, solidarietà e partecipazione.
Il movimento cita la celebre frase del Gattopardo – “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” – ricordando che in Calabria, paradossalmente, accade l’opposto: “se vogliamo che tutto cambi, bisogna che tutto resti com’è”. Una provocazione che, scrivono i membri del coordinamento di ReggioNonTace, trova conferma anche nelle recenti elezioni regionali, dove molti cittadini sembrano aver ceduto alle promesse dei “potenti di sempre”.

«Invitiamo tutti i cittadini – scrive il movimento – a non cadere nella trappola delle false promesse, ma a costruire azioni comuni di ascolto, aiuto reciproco e dialogo. Solo così questa terra potrà coltivare la speranza, soprattutto per le giovani generazioni.»

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