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Si è svolta ieri, a Roma, la terza giornata dell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), incentrata sul tema “Religiose: portatrici di speranza in situazioni difficili”. La giornata è iniziata con una preghiera che ha invitato le partecipanti a mettersi “sotto lo sguardo di Gesù” e a riconoscere, come ha scritto il poeta Pedro Casaldáliga: “È tardi ma è la nostra ora, è il tempo che abbiamo a disposizione per costruire il futuro”. Nella tavola rotonda mattutina, sono state presentate tre realtà significative: dall’Amazzonia colombiana, suor Alba Teresa Cediel Castillo, missionaria di Madre Laura, ha raccontato la presenza della sua congregazione “tra fiumi e foreste”, accanto ai popoli indigeni. Dalla frontiera tra Stati Uniti e Messico, suor Lisa Buscher ha parlato dell’iniziativa “Collaborative for Border Ministries”, che nel 2024 ha assistito oltre 29mila migranti: “La speranza non è un sentimento, è un’azione”. Dal Myanmar, suor Margaret Maung ha descritto il servizio delle religiose tra i più vulnerabili, ricordando il gesto di suor Ann Rose Nu Tawng, inginocchiata davanti ai poliziotti armati per chiedere di “risparmiare i bambini in cambio della sua vita”. Nel pomeriggio, la tavola rotonda “Le religiose, speranza in una Chiesa sinodale” ha visto gli interventi di suor Geraldina Céspedes (Repubblica Dominicana), suor Solange Sia (Costa d’Avorio) e suor Shalini Mulackal (India), che hanno sottolineato l’importanza di una “spiritualità dell’inclusione” e di una “leadership trasformazionale”.
Fonte: Agensir