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“Viviamo in un clima da ‘fine del mondo’? La novità rispetto al passato è che la fine del mondo questa volta non è causata da un Dio furioso, bensì dalla larga e inarrestabile corruzione perpetrata dall’uomo”. Così mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (Pav), aprendo i lavori del convegno internazionale “The End of the World? Crises, Responsibilities, Hopes”, di fronte a 130 accademici della Pav riuniti in Vaticano per la XXX Assemblea generale e a 200 iscritti ospiti (partecipanti alle sessioni del 3 e del 4 marzo). Per il presule, “pace, democrazia, dialogo interculturale e transdisciplinare tra popoli, religioni, discipline scientifiche ed umanistiche, sono le strade per uscire dal clima di crisi epocale”.
Richiamando il simbolo dell’arca, “uno spazio in cui il progetto di vita di Dio può navigare attraverso la morte e la distruzione (violenta) verso un nuovo inizio”, Paglia ha riconosciuto che “la convivenza non è scontata, e la fatica dell’armonizzazione delle differenze è molto esigente”. Di qui l’esempio di Noè, “uomo della pazienza e della speranza”. Una speranza che “non è sinonimo di rassegnazione o di rinuncia, ma di attesa operosa ed esplorativa con l’aiuto di tutti i mezzi disponibili (corvi e colombe, allora non c’erano i droni) resistendo nella durata, affidandosi alla promessa di una parola che ritiene degna di fede e che comporta una decisione per poter accedere alla realtà di quanto annuncia. È in questo spirito – ha spiegato il presidente Pav – che vogliamo compiere il nostro itinerario”. In questo orizzonte “il concetto della cittadinanza, nella congiuntura planetaria, dovrà essere sviluppato lungo la linea di una cultura che premia il suo indissolubile legame con l’umanità che ci è comune: in ogni tempo e sotto ogni latitudine”. “Lo scambio mercantile – ha concluso Paglia – è certamente una risorsa strategica per l’economia della condizione umana. Però, la trasformazione della comunità civile nell’habitat della città-mercato, la cui ossessione accumulatrice e selettiva erode ormai dall’interno la stessa uguaglianza democratica, è una perversione che va contrastata con ogni energia”.
Fonte: Agensir