
Giubileo 2025: Acerenza, sabato a Tolve la celebrazione per operatori e volontari delle Caritas parrocchiali
Giubileo 2025: Acerenza, sabato a Tolve la celebrazione per operatori e volontari delle Caritas parrocchiali
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Domenica 8 giugno, solennità di Pentescoste, è stata la “domenica dei cardinali” nella Basilica del Santo a Padova, con due graditissimi ritorni per le celebrazioni della Tredicina dedicata a Sant’Antonio di Padova: il card. Marcello Semeraro e il card. Matteo Zuppi. Alle ore 11, il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, ha presieduto la liturgia per i genitori che hanno perso un figlio. La speranza al centro di una riflessione che il poporato ha condiviso prima della celebrazione: “Ci sono realtà ben diverse dai discorsi e dalle argomentazioni e, nel ricordo del pontificato di Papa Francesco, vi sono alcuni gesti quali tenere stretta una mano, offrire un sorriso, pronunciare una parola di amicizia, che ci fanno comprendere che queste realtà non sono racchiuse nel momento, ma proiettate verso una apertura che per noi è possibile cogliere. La speranza è appunto ‘cogliere questa apertura’”.
Gesti di vicinanza dei quali è intessuta la stessa vita di Sant’Antonio. “La storia di Sant’Antonio è costellata di miracoli – ha proseguito il card. Semeraro –. I miracoli sono senz’altro prodigi, ma anche anticipazioni di vita nuova. Vogliamo considerare e leggere il miracolo in chiave escatologica, quale anticipazioni che ci è concessa da Dio. Anticipazione di quella che è l’umanità nuova, il mondo nuovo, la realtà nuova a cui Lui ci chiama. In questa chiave, è compimento di miracoli anche essere uomini e donne di speranza”.
Di sera il card. Matteo Maria Zuppi è tornato oggi per la sesta volta alla Tredicina di Sant’Antonio in Basilica. “La speranza non è quando le cose vanno bene – ha risposto a una domanda il porporato –. Sarebbe troppo facile. La speranza ci deve essere proprio quando le cose non vanno bene, quando ci confrontiamo con i frutti del male divisore che alimenta l’odio, i conflitti, la chiusura, la violenza. È proprio là che ci vuole la speranza, che è necessaria l’intelligenza della speranza, il saper attingere in essa la forza per attraversare i problemi e risolverli”.
Quale l’insegnamento di Sant’Antonio in questo? “Egli è sempre stato uomo di speranza e proprio per questo era esigente, era radicale. Non si limita solo a distribuire ‘grazie’; Egli è sempre stato molto di più: ci ascolta, ci coinvolge, cerca di renderci consapevoli della forza del male e come combatterlo. Ci invita a scoprire, dentro di noi, la forza dei cristiani che è l’amore”.
Sant’Antonio sapeva parlare ai potenti: come parlare ai potenti oggi? “Come ha iniziato Papa Leone XIV, con la libertà del cristiano che non ha altro interesse se non quello della pace. E quindi anche con la piena disponibilità del cuore e dell’intelligenza per aiutare tutto ciò che può favorire la pace”, ha concluso il card. Zuppi.
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