Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE
Arriva a Roma il musical che racconta la storia di San Vincenzo Romano, “‘o prevete faticatore”, attraverso i dialoghi, il canto, la musica e la danza che coinvolgono il pubblico nella vita del primo parroco santo d’Italia che non si è fermato di fronte alla devastante eruzione del Vesuvio del 1794: con fede viva, speranza certa e carità instancabile ed operosa ha riunito la comunità per continuare a vivere nella città distrutta affidandosi alla Provvidenza di Dio.
Don Vincenzo, nominato economo curato della a monumentale chiesa parrocchiale di Santa Croce a Torre del Greco, anch’essa distrutta dalla lava, divenne l’anima della rinascita materiale e morale della cittadina. Il tempio fu rifatto interamente con le offerte dei fedeli e con il sacrificio personale di tutta la popolazione. Il sacerdote reclutò molti operai volontari e ottenne dal cardinale di Napoli il permesso di lavorare anche nei giorni festivi. Così ogni domenica mattina i torresi scendevano alla marina, si caricavano sulle spalle i mattoni che un battello trasportava via mare e ritornavano in paese cantando una canzone che lo stesso don Vincenzo aveva composto per alleviare la fatica e ravvivare la speranza.
Divenuto preposito curato della parrocchia di Santa Croce, per oltre trent’anni, con la stessa solerzia con cui aveva intrapreso la ricostruzione dell’edifico sacro, don Romano guidò la sua comunità cristiana per irrobustirne la fede e confermarla nella mutua carità. La sua opera traeva forza dalla preghiera e dalla familiarità con la Sacra Scrittura. Dopo una giornata di lavoro sacrificava il riposo per dedicarsi allo studio: preparava di notte le edificati prediche che, a fronte della raffinata ma spesso vuota retorica del secolo, costituivano un modello di semplicità e di chiarezza. Una delle iniziative più originali da lui attuate a servizio della Parola di Dio fu la “sciabica”, nome con cui i pescatori di Torre del Greco definivano le reti a strascico e la tecnica di pescare con esse: consisteva per il santo parroco nel predicare all’aperto, nei crocicchi dove più ferveva la vita pubblica, per radunare i lontani dalla fede e condurli in chiesa. In tal modo, come pescatore evangelico, faceva la sua “sciabica”, cioè la sua retata di anime per il Signore.
Attento alla realtà sociale del suo tempo dedicò speciali cure ai pescatori di corallo, la cui attività costituiva la maggiore industria della città. Le barche coralline partivano per affrontare i pericoli del mare con la benedizione solenne del santo curato e con la sua parola di conforto. Nei circa nove mesi di assenza dei pescatori don Vincenzo si preoccupava per le loro famiglie provvedendo loro come un padre in caso di necessità. La sua carità rifulse accanto al letto di moribondi e di ammalati, da uno dei quali contrasse il tifo che lo condusse in fin di vita. Proverbiale fu la sua generosità, tanto che i parenti dovevano sorvegliare che non rimanesse sprovvisto di biancheria personale. Ad una povera donna, che ne aveva assoluto bisogno, donò perfino il proprio materasso.
In questa completa dedizione al popolo e nella conformità al cuore del Buon Pastore trascorse la sua vita. Il giorno di Capodanno 1825 cadde accidentalmente e si fratturò il femore. Non guarì mai più. Gli si formarono grosse piaghe e fu costretto all’immobilità. Per alcuni anni fu “uomo di dolore”, come lo chiamavano i suoi parrocchiani, finché stroncato da una polmonite morì il 20 dicembre 1831.
L’appuntamento con il musical è per mercoledì 25 giugno, alle ore 19.30, presso l’Auditorium San Pio X – Angelo Brizi in Piazza della Balduina, 67, a Roma.
Per le prenotazioni:https://www.eventbrite.com/e/biglietti-don-vincenzo-romano-lu-prevete-faticatore-1387198611389?aff=oddtdtcreator.
Fonte: Agensir