
San Sperato: alla ricerca della nostra identità di fede
La vita e la testimonianza del grande martire San Sperato esprimono un appello costante a
Le comunità ecclesiali diventano spazi di accoglienza, condivisione e testimonianza viva, dove la malattia genera legami veri
Nella sofferenza, la spiritualità può diventare ancora più centrale. Per chi convive con la sclerosi multipla, una malattia cronica e imprevedibile, l’accompagnamento spirituale si rivela non solo come conforto, ma anche come via di senso e di prossimità (cristianamente intesa). La sclerosi multipla, infatti, è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando sintomi spesso invalidanti come problemi di movimento, di vista e affaticamento cronico. Colpisce prevalentemente giovani adulti, con particolare incidenza tra le donne.
Di fronte a una diagnosi che sconvolge radicalmente la quotidianità, la persona malata si trova a dover rielaborare la propria identità, i progetti di vita, il futuro. In questo cammino di ridefinizione di se stessi, l’accompagnamento spirituale può assumere un ruolo determinante…ma è determinante che l’accompagnatore preparato ed esperto. Non si tratta solo di offrire un supporto religioso o sacramentale, ma di sostenere profondamente la persona nella ricerca di senso, nella lotta contro la disperazione e nel riconoscere una presenza amorevole di Dio anche nella prova. Ogni persona è diversa, così come il modo in cui vive la malattia. L’accompagnamento spirituale, in questo contesto, deve essere prima di tutto un ascolto attento, non giudicante, capace di accogliere dubbi, rabbia, paure, ma anche desideri profondi e intuizioni spirituali.
Il sacerdote, il consacrato, il laico “formatore” che accompagna il malato non è lì per dare risposte preconfezionate, ma per aiutare a rileggere la propria storia con gli occhi della fede. L’ascolto della Parola, la preghiera personale o comunitaria, i sacramenti – soprattutto l’Eucaristia e l’unzione degli infermi – diventano strumenti attraverso cui la persona riscopre la propria dignità di figlio di Dio e non si sente mai sola nel proprio dolore. La dimensione spirituale ha un impatto documentato sulla qualità della vita delle persone affette da sclerosi multipla. Diversi studi mostrano che una forte spiritualità è correlata a una maggiore resilienza, a migliori strategie di gestione delle emozioni e a un senso di benessere anche in presenza di limitazioni fisiche.
La fede può sostenere la persona nella gestione dell’ansia e della depressione, frequenti tra i malati di sclerosi multipla. Come spesso ricordava papa Francesco, «la malattia è una prova nella quale si può sperimentare l’abbandono, la solitudine e anche lo smarrimento. Ma è anche un’opportunità per incontrare il Signore». Non meno importante è il coinvolgimento delle relative comunità di appartenenza (parrocchiali o associative). Le parrocchie e i gruppi ecclesiali sono chiamati ad essere luoghi di accoglienza concreta, dove la malattia non isola, ma anzi diventa occasione per costruire relazioni autentiche, capaci di prendersi cura dell’altro in modo gratuito e fraterno.
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Anche la comunicazione ecclesiale può farsi carico di raccontare le storie di chi vive la malattia con fede, per offrire testimonianze autentiche e coraggiose, capaci di generare speranza. Accompagnare spiritualmente una persona con Sclerosi Multipla significa fare spazio alla sua fragilità come luogo teologico, dove Dio si rende presente in modo misterioso ma reale. È un’opera di misericordia che tocca il cuore della missione della Chiesa: essere madre amorevole per chi soffre, luce per chi cerca, casa per chi si sente smarrito.
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