Docenti, studenti, famiglie e istituzioni sono chiamati a riflettere sui percorsi svolti, tra verifiche, valutazioni e prospettive future per un’istruzione di qualità
di Alberto Campoleoni
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Fine anno è il momento cruciale per misurare apprendimenti comportamenti e visioni condivise in vista di settembre
A fine anno scolastico si fanno i bilanci. È, questa, un’attività che tocca a tutti quanti sono coinvolti nel mondo della scuola, ma potremmo anche estendere il tema un po’ a ogni campo dell’esperienza umana. Arriva sempre il momento di fare il punto, verificare e anche valutare. La differenza tra le due attività potrebbe essere semplificata così: nel momento della verifica si raccolgono i dati, la valutazione è invece successiva e implica dei riferimenti precisi cui accostare quegli stessi dati, valutando appunto la distanza tra quanto si attendeva e quanto si è raccolto.
Detto questo, torniamo all’ambito scolastico e ai bilanci che si possono ipotizzare. Il primo che viene alla mente è quello legato ai docenti e più in generale ai consigli di classe: tocca loro, infatti, misurare e valutare il percorso fatto dai propri studenti. È il momento degli scrutini finali, che impegnano i professori e ai quali studenti e famiglie guardano talvolta con un po’ di ansia. Si decidono promozioni e bocciature, più in profondità si analizza e si cerca di comprendere i percorsi individuali, gli apprendimenti e la crescita degli allievi. In rapporto agli obiettivi disciplinari (matematica, italiano, scienze…), certo, ma anche considerando le competenze relazionali sviluppate durante il percorso.
Si pensi, ad esempio, a come sia stato focalizzato, in questi tempi, il voto di condotta, legato al tema del rispetto, della responsabilità, dell’educazione civica. Il bilancio però spetta anche agli stessi studenti, così come alle loro famiglie. Cosa hanno portato a casa dai mesi di scuola? Quante esperienze diverse si possono contare e confrontare? E quanto sono importanti nel percorso di sviluppo di ciascuno? Non sempre questo bilancio è consapevole, ci sono tanti aspetti da considerare, a cominciare da quello dell’età, ma anche l’investimento familiare nella scuola è una variabile di non poco conto. Ecco, a fine anno scolastico varrebbe la pena che, al di là di prestare attenzione alle pagelle, in famiglia si trovasse un momento per discutere dell’esperienza fatta.
Un altro bilancio, non meno importante, è quello che riguarda complessivamente la politica scolastica. E si potrebbe dire che questo particolare rendiconto non ha la scadenza precisa della fine delle lezioni. Piuttosto si tratta di una attività continuativa, un esercizio di consapevolezza importante che spetta ai tecnici e ai politici che si occupano di scuola e ha come referenti i cittadini tutti. A questo proposito vale ricordare che sono state tante e diverse le azioni del Ministero durante l’anno per dare un’impronta precisa all’istituzione scolastica, nel segno di un certo rigore – si pensi di nuovo ai temi della condotta, alla lotta al bullismo – e del rilancio del sistema scuola anche sul piano della serietà degli apprendimenti.
Non è questa la sede per un elenco dettagliato, ma ad esempio si può ricordare la stretta sui cosiddetti diplomifici, anche perché sono state appena approvate definitivamente le regole per il prossimo anno scolastico. Il ministro Valditara si è espresso così dopo il voto del Parlamento: «Regole chiare, controlli stringenti e tolleranza zero per un’istruzione di qualità». Qualità è un termine chiave. E qui si trovano d’accordo tutti: politici, personale scolastico, studenti e famiglie. L’auspicio è che ciascuno faccia la sua parte.
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