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L’emergenza desertificazione è al centro della lettera che il vescovo di Nicosia, mons. Giuseppe Schillaci, ha indirizzato al presidente della Repubblica, alla presidente del Consiglio, al presidente della Regione Siciliana e al prefetto di Enna, denunciando la crisi che colpisce il territorio diocesano. “Fra vent’anni oltre il 50% della Sicilia sarà un vero e proprio deserto”, scrive, ma la desertificazione non è solo ambientale: “È sociale, demografica, culturale, democratica”. Con 12 comuni tra i più poveri d’Italia e 70.000 abitanti, la diocesi soffre il degrado delle infrastrutture, la mancanza di collegamenti ferroviari, la chiusura di servizi essenziali e l’emigrazione di oltre 1.500 persone all’anno: “Ogni anno è come se vedessi scomparire un intero comune”. Mons. Schillaci denuncia l’emergenza idrica, l’inquinamento e il mancato utilizzo delle risorse disponibili, chiedendo una “programmazione e non un’emergenza continua”. Il vescovo si fa portavoce di chi “non ha voce e che nessuno ascolta”, ponendo interrogativi alle istituzioni: “Perché si continua ad abbandonarli e non metterli al centro delle priorità politiche?”. Invita poi i destinatari della lettera a visitare il territorio per vedere di persona “le strade che definite tali per eufemismo, le condotte colabrodo, il colore dell’acqua che fuoriesce dai nostri rubinetti, i nostri ospedali perennemente sotto organico”. La lettera non è solo denuncia: mons. Schillaci allega un documento con 10 proposte concrete elaborate dal Laboratorio socio-politico della Conferenza episcopale siciliana per dare “luce e speranza” a una terra che “ha in sé un profondo desiderio di vita”.
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