
Diocesi: Bologna, mercoledì il card. Zuppi presiederà la messa per la Festa della Madonna del Carmine
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“Il lungo e sanguinoso conflitto non ha risparmiato la comunità cristiana, passata dal circa 5% a meno del 2% della popolazione. Comunità cristiana che ha sofferto come tutte le altre, e più di tutte” come dimostrato dal recente “codardo e sanguinoso attacco terroristico perpetrato domenica scorsa nella Chiesa ortodossa greca di San Elia a Damasco. L’esodo dei cristiani, ancora in corso, è una profonda ferita per le Chiese, ed è anche una perdita per la società siriana stessa”. Lo ha ricordato il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, nel suo intervento alla tavola rotonda sulle prospettive future per la Siria, svoltosi nei giorni scorsi a Bruxelles e promosso dall’europarlamentare e vicepresidente del gruppo del Partito popolare europeo (Ppe), Massimiliano Salini, con la partecipazione, tra gli altri anche dell’ong Avsi. Nei suoi 17 anni in Siria, come nunzio, il cardinale ha ricordato di “aver visitato molti villaggi misti, dove cristiani e sunniti, cristiani e alawiti, cristiani e drusi, cristiani e curdi vivono insieme in armonia. Grazie al loro spirito tollerante e aperto, i cristiani sono, per la società siriana stessa, come una finestra aperta sul mondo. Una finestra che tende a chiudersi ogni volta che una famiglia cristiana se ne va”. Senza dimenticare che “nel corso della loro presenza di duemila anni nel paese, i cristiani hanno dato un contributo considerevole nei campi della letteratura, delle arti, dell’istruzione, della sanità e persino della politica”. Tantissime le iniziative avviate, durante la guerra, dalle Chiese siriane per rispondere ai sempre maggiori bisogni della popolazione, non solo cristiana, come “mense, assistenza medica, istruzione, alloggio, occupazione”. Tra queste il nunzio ha citato il programma ‘Ospedali Aperti’, iniziato alla fine del 2017, quando “circa metà degli ospedali statali erano, a causa della guerra, parzialmente o completamente inutilizzabili”. Incoraggiato dal Vaticano e promosso dalla Nunziatura Apostolica a Damasco con “la valida esperienza operativa di Avsi”, il progetto, dopo aver reso operativi i tre Ospedali Cattolici che operavano in Siria da più di 100 anni (2 a Damasco e 1 ad Aleppo), ha assistito, insieme ai cinque dispensari cattolici, “fino ad oggi, quasi 200mila poveri di ogni fede ed etnia. Dodici milioni di euro spesi solo per le cure senza contare forniture e apparecchiature mediche”. Da ‘Ospedali Aperti’, adesso si è passati ai ‘Dispensari di Speranza’ – ben sei – “per avere medicinali a disposizione ed essere vicini alla gente, con analisi ed esami medici disponibili”. “Vale la pena notare – ha detto il card. Zenari – che la stragrande maggioranza di coloro che ricevono assistenza sono musulmani poveri, che rappresentano il gruppo etnico-religioso più numeroso. Spesso provengono da province remote con un familiare, un bambino malato. Sono molto grati all’ospedale e ai cristiani per l’assistenza gratuita e il dignitoso benvenuto che ricevono. Questo servizio – ha concluso – sicuramente contribuisce alla riparazione del tessuto sociale lacerato”.
Fonte: AgensirDiocesi: Bologna, mercoledì il card. Zuppi presiederà la messa per la Festa della Madonna del Carmine
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