
Santa Sede: nuovo confronto con i vescovi tedeschi sullo statuto della Conferenza sinodale
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In tutte le parrocchie d’Irlanda, nelle messe del fine settimana, si pregherà per la pace nella Striscia di Gaza, in risposta all’appello lanciato dai vescovi irlandesi. In una dichiarazione, l’episcopato ha denunciato con parole dure l’aggravarsi della crisi umanitaria: “A Gaza la popolazione sta morendo di fame, gli aiuti vengono bloccati e la carestia sembra essere usata come arma di guerra. Oltre 600.000 palestinesi sono già stati sfollati. Le evidenze indicano una strategia pianificata di pulizia etnica volta a rimuovere il popolo palestinese dalle proprie case e dalla propria patria”. Secondo i presuli, “è sempre più chiaro che si tratta di azioni genocidarie approvate dal Governo israeliano”.
I vescovi irlandesi sottolineano la sproporzione e l’atrocità di quanto sta avvenendo: “Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania sono già deceduti decine di migliaia di civili innocenti, molti dei quali donne e bambini. È inaccettabile e sproporzionato. È immorale che i leader mondiali rimangano inerti di fronte a questa tragedia smisurata per l’umanità. Le parole non bastano! È urgente che la comunità internazionale intervenga, interrompa le forniture di armi e ponga fine alla carneficina. Ciò richiederà coraggio da parte dei leader. Esempi di coraggio vengono dati ogni giorno da medici, infermieri e operatori umanitari eroici che rischiano la vita al servizio dei feriti e degli sfollati”.
I vescovi hanno ricordato la recente “Giornata di digiuno e preghiera per la pace” tenutasi il 6 giugno scorso, esprimendo gratitudine per l’ampia partecipazione. Hanno inoltre invitato a vivere l’intero mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, come tempo di preghiera intensa per la pace. “Le comunità parrocchiali si sentono impotenti davanti a tanta sofferenza”, scrivono i vescovi che però aggiungono: “Ma possono dimostrare la loro solidarietà in diversi modi, facendo pressioni sui loro rappresentanti politici, sostenendo gli aiuti umanitari e, soprattutto, continuando a pregare per la fine del conflitto ora e la ripresa della pace, compreso il ritorno di tutti gli ostaggi e i prigionieri”.

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