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Il Sud Sudan è di nuovo sull’orlo della carestia. Secondo l’ultimo aggiornamento della Classificazione integrata della sicurezza alimentare (Ipc), oltre 32.000 persone nello Stato dell’Alto Nilo vivono condizioni di fame catastrofica (Fase 5 Ipc), più del triplo rispetto alle previsioni precedenti. Le contee di Nasir e Ulang risultano le più colpite, con scontri e bombardamenti aerei che hanno provocato sfollamenti di massa da marzo. Nel complesso, l’insicurezza alimentare colpisce ancora 7,7 milioni di persone – il 57% della popolazione sudsudanese – nonostante alcuni miglioramenti registrati in zone stabili grazie all’agricoltura e agli aiuti umanitari. “La situazione è drammatica. Il Sud Sudan non può permettersi di sprofondare nel conflitto ora: significherebbe più fame e impossibilità per gli agricoltori di lavorare la terra”, ha dichiarato Meshack Malo, rappresentante Fao nel Paese. “Il passaggio da Fase 4 a Fase 3 in dieci contee dimostra che la pace dà frutti concreti”.
Il conflitto sta però compromettendo l’accesso degli aiuti: il 66% della popolazione nello Stato dell’Alto Nilo – circa 1,04 milioni di persone – si trova ora in condizione di crisi, emergenza o fame estrema. “Ancora una volta vediamo quanto il conflitto distrugga ogni possibilità di sicurezza alimentare”, ha avvertito Mary-Ellen McGroarty, direttrice del Wfp in Sud Sudan. “È essenziale che le nostre squadre possano operare in sicurezza e distribuire cibo per evitare la carestia imminente”. A complicare ulteriormente la crisi c’è anche un’epidemia di colera che ha aggravato il tasso di malnutrizione acuta, in particolare tra i bambini. Secondo l’Unicef, i bambini a rischio sono ora 2,3 milioni, in aumento rispetto ai 2,1 milioni di inizio anno. “Altri 200.000 bambini piccoli sono a rischio malnutrizione acuta. L’accesso ridotto e la chiusura dei centri sanitari stanno minando gli sforzi di intervento”, ha spiegato Noala Skinner, rappresentante Unicef in Sud Sudan. “Serve subito un potenziamento dei servizi”. Le agenzie delle Nazioni Unite avvertono che il tempo per agire si sta esaurendo rapidamente per migliaia di famiglie sull’orlo della catastrofe nell’Alto Nilo.
Fonte: Agensir