
Commissione Ue: Libro bianco per la difesa e piano ReArm Europe. Von der Leyen, “finita l’era del dividendo di pace”
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Uomini armati violentano e aggrediscono sessualmente i bambini, compresi i neonati di un anno, nell’ambito del conflitto che sta attraversando il Sudan. Dall’inizio del 2024 sono stati registrati 221 casi di stupro contro bambini. Dei 221 bambini sopravvissuti allo stupro, 147, ovvero il 66%, sono bambine. Anche il fatto che il 33% dei sopravvissuti sia di sesso maschile è degno di nota, in quanto anche loro possono trovarsi ad affrontare lo stigma e le sfide uniche nel denunciare, cercare aiuto e accedere ai servizi. Sconvolgente è anche che ci siano 16 sopravvissuti di età inferiore ai 5 anni, tra cui quattro bambini di un anno. I casi sono stati segnalati in nove Stati del Sudan, da sud a nord e da est a ovest. Sono stati segnalati altri 77 casi di violenza sessuale contro bambini, principalmente tentativi di stupro. Sono i dati drammatici resi noti oggi dall’Unicef in un report scioccante. “I bambini di appena un anno violentati da uomini armati dovrebbero sconvolgere chiunque e costringere ad agire immediatamente”, ha dichiarato la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell. “Milioni di bambini in Sudan sono a rischio di stupro e di altre forme di violenza sessuale, che vengono usate come tattica di guerra. Si tratta di un’esecrabile violazione del diritto internazionale e potrebbe costituire un crimine di guerra. Deve finire”.
Queste cifre rappresentano solo una piccola parte dei casi totali. I sopravvissuti e le loro famiglie spesso non vogliono o non possono farsi avanti a causa delle difficoltà di accesso ai servizi e agli operatori di prima linea, della paura dello stigma che potrebbero subire, del timore di essere rifiutati dalla famiglia o dalla comunità, della paura di subire punizioni da parte dei gruppi armati o della paura di violazioni della riservatezza.
“La brutale realtà di questa violenza e la paura di caderne vittima spingono le donne e le ragazze a lasciare le loro case e le loro famiglie e a fuggire in altre città, dove spesso finiscono in luoghi di sfollamento informale o in comunità con scarse risorse – osserva Unicef -. Il rischio di violenza sessuale è elevato anche all’interno di queste comunità, soprattutto nei confronti dei bambini sfollati. Sebbene l’immenso impatto della violenza sessuale su chi è sopravvissuto sia spesso nascosto, può avere conseguenze negative smisurate e durature, tra cui un significativo trauma psicologico, l’isolamento forzato o il rifiuto della famiglia a causa dello stigma sociale, gravidanze, infezioni sessualmente trasmissibili, lesioni gravi e altre complicazioni”. L’Unicef continua a chiedere, tra l’altro, che il governo del Sudan e tutte le parti in causa rispettino “i loro obblighi in base al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani per proteggere i civili, soprattutto i bambini” e che cessi “la violenza sessuale come tattica di guerra”.
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