
Unione europea: potenziata la risposta umanitaria per Gaza, Siria e Libano con 83 milioni di euro
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“Con l’intensificarsi dei combattimenti in Darfur (Sudan), i bambini stanno sopportando il peso di una catastrofe umanitaria sempre più grave. Nelle ultime tre settimane, migliaia di bambini e famiglie sono stati costretti a fuggire dalle loro case – molti per la seconda o terza volta – alla ricerca di un senso di sicurezza sfuggente”. E’ l’allarme lanciato oggi dal rappresentante dell’Unicef in Sudan Sheldon Yett. Secondo quanto riferito dall’Unicef l’escalation dei combattimenti dall’11 aprile ha provocato centinaia di morti e un esodo di massa di civili da Al Fasher e dai campi di Abu Shouk e Zamzam. Circa 150.000 persone hanno cercato rifugio ad Al Fasher, ammassandosi in edifici incompiuti, scuole o riparandosi sotto gli alberi – ma ancora esposti ai continui bombardamenti e senza accesso ad acqua sicura, cibo o assistenza sanitaria. Tawila ha accolto altre 180.000 persone, portando il numero totale di sfollati in città a più di 300.000 e mettendo ulteriormente a dura prova i già fragili servizi e sistemi di supporto.
“Siamo incredibilmente preoccupati per la situazione del numero imprecisato di civili che rimangono intrappolati a Zamzam – senza i mezzi per andarsene o impediti con la forza dai gruppi armati – afferma Yett -. Per coloro che sono fuggiti, le condizioni rimangono terribili. Ad Al Fasher, i continui combattimenti hanno gravemente limitato i movimenti e interrotto le operazioni umanitarie. Gli ospedali funzionano a malapena, si prevede che le forniture mediche si esauriranno nel giro di poche settimane e si registra una crescente carenza di acqua e di carburante per i generatori”.
Anche i focolai di malattie prevenibili sono in aumento. “A Tawila sono stati segnalati più di 800 casi sospetti di morbillo – riferisce -, mentre i servizi nutrizionali critici sono stati sospesi in seguito agli attacchi alle strutture di Zamzam”.
Nonostante l’insicurezza e le difficoltà di accesso, l’Unicef continua a lavorare per i bambini del Darfur. “Ad aprile, le nostre squadre sono riuscite a far arrivare a Tawila, Zaleingei e Jebel Marra cinque camion che trasportavano forniture salvavita per la salute, la nutrizione e acqua/igiene, a sostegno di quasi 250.000 sfollati interni – dice -. Ma l’entità del bisogno è molto più grande e l’accesso rimane pericolosamente limitato. A Tawila, ad esempio, sebbene i partner dell’Unicef siano presenti sul campo, i servizi non riescono a soddisfare la domanda eccessiva e vi è l’urgente necessità di ampliare il raggio d’azione mobile per la salute e la nutrizione. Ogni giorno senza assistenza e protezione mette in pericolo altre vite. I bambini devono essere protetti, ovunque si trovino. Gli aiuti umanitari devono arrivare a loro senza ritardi, ostruzioni o altri impedimenti. I bambini sono a corto di cibo, di medicine e di tempo”.
L’Unicef chiede con urgenza al governo e a tutte le parti in conflitto di “facilitare un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, al di là delle linee di conflitto, e di garantire corridoi umanitari sicuri per facilitare la consegna degli aiuti e il movimento della popolazione”.
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