
Santa Sede: nuovo confronto con i vescovi tedeschi sullo statuto della Conferenza sinodale
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“Si possono fare tutte le leggi del mondo, ma togliersi la vita ed aiutare qualcuno a togliersela non sarà mai una cosa buona. Questo è molto chiaro e va detto. Quando poi si arriva a considerarlo una/ cosa buona, vuol dire che qualcosa dentro di noi si è spezzato e si è messo sottosopra. Se capita a chi soffre, tutto è nelle mani dell’infinita misericordia di Dio. Ma se invece diventa una lucida teoria, una ideologia, è solo accecamento della ragione”. Lo ha affermato mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia e di Pescia, in merito all’approvazione della legge regionale della Toscana sul tema del fine vita. “L’approvazione in Consiglio regionale della legge dedicata al ‘suicidio assistito’ – come già affermato dal card. Lojudice e da altri confratelli vescovi – è un fatto estremamente spiacevole e doloroso, una sconfitta per tutti e soprattutto un arretramento dei diritti, dei presìdi di civiltà e amore per il prossimo che erroneamente si vuol presentare come tutelati”, ha proseguito il presule, domandando: “Di fronte a questo provvedimento, come potranno lavorare i medici, gli operatori sanitari, coinvolti ad esempio nelle ‘commissioni territoriali’, che loro malgrado saranno messi davanti a scelte drammatiche, senza peraltro un quadro normativo nazionale chiaro e di tutela?”. “Viene il dubbio – ha osservato il vescovo – che quella presentata sia soltanto una comparsata comunicativa ben orchestrata, una forzatura che molto presto mostrerà tutti i suoi limiti, legali e morali. Tutto questo in un contesto di preoccupante ed evidente arretramento della sanità pubblica, in cui questo nuovo quadro normativo potrebbe aprire scenari drammatici già nel prossimo futuro”. “Quanto ai cattolici impegnati in politica, ammesso che ancora esistano, almeno qualche volta non dovrebbero aver paura di andare contro corrente e porre attenzione a non prestarsi a giochetti, fatti perlopiù per mantenere il potere”, ha ammonito mons. Tardelli, concludendo: “Dal canto nostro, come Chiesa non arretreremo a fronte delle richieste di amore e di cura che provengono dalle famiglie e dalle comunità, che chiedono semmai più risorse e più sostegno per l’accompagnamento delle persone malate o fragili, per tutelarne realmente la dignità, fino alla fine”.
Fonte: Agensir
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