“Ogni progetto è un’avventura. ‘Il Gattopardo’ è a oggi la più grande avventura di Netflix Italia’”. Così Tinny Andreatta, vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix, nel presentare a Roma l’attesa miniserie (sei episodi) tratta dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in piattaforma a livello globale dal 5 marzo. A firmare la regia è il britannico Tom Shankland – gli altri registi Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti –, la sceneggiatura è di Richard Warlow. Protagonisti Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Deva Cassel e Saul Nanni. La cordata produttiva vede in campo anche Indiana Production e Moonage Pictures.
“‘Il Gattopardo’ – ha aggiunto la Andreatta – rappresenta un’ambizione artistica e produttiva per il nostro Paese. Molte ambasciate e istituti di cultura nel mondo ci hanno già contattato per omaggiare l’opera di Tomasi di Lampedusa”. E ancora: “Si tratta di una serie sontuosa. Una saga familiare e intima. La dimensione propria del racconto seriale ha permesso in questo caso di dare luce ai vari personaggi”. Fabrizio Donvito, co-ceo di Indiana Production, ha sottolineato: “Tutto è iniziato molti anni fa su un set cinematografico all’estero, quando ci siamo interrogati sul desiderio di realizzare una serie epica italiana che si accostasse alle inglesi ‘Downton Abbey’ o ‘The Crown’. Così abbiamo pensato al romanzo ‘Il Gattopardo’”.
Il regista britannico Tom Shankland (sue le serie “Les Misérables” e “The Serpent”) ha dichiarato: “Questa storia attinge alla mia infanzia, perché mio padre era un insegnante di italiano e per le sue ricerche viaggiavamo spesso in Italia, da Bologna alla Sicilia”. Lo stesso entusiasmo si è colto anche nelle dichiarazioni dello sceneggiatore Richard Warlow: “È stata una grande opportunità adattare l’opera, un libro e un film molto amati vent’anni prima ai tempi dell’università. Trovo che il libro sia molto ‘interiore’ e la nostra sfida è stata quella di portarlo all’esterno, evidenziando le scelte compiute dai personaggi. Nella fase di adattamento ci siamo rivolti a dei consulenti storici e letterari per entrare correttamente nello spirito del tempo”.
Kim Rossi Stuart ha raccontato il suo rapporto con il personaggio, don Fabrizio Corbera, principe di Salina: “Io di natura sono esile, fragile e insicuro. Mi sono accostato a lui pensando di dover compiere un salto mortale. Ho letto prima la sceneggiatura, poi il libro, e ho scoperto un suo mondo interiore fatto anche di fragilità. Inizialmente ho lavorato sulla fisicità, ingrossando il fisico, poi sulla profondità della voce. Un ruolo simile mi era capitato interpretando Julien Sorel, nell’adattamento de ‘Il rosso e il nero’”.
Benedetta Porcaroli, che nella miniserie è Concetta Corbera di Salina, ha sottolineato: “Rispetto al romanzo, sono probabilmente l’unica interprete ad aver dovuto lavorare di ‘immaginazione’. Sul personaggio, sul suo sviluppo, infatti non c’era molto. Ho dunque esplorato le difficoltà che Concetta sperimenta nel cercare la giusta distanza da questo padre così forte, che pure ama; lei porta con sé una ‘rivoluzione’ [femminista] nello stabilire un dialogo alla pari con lui”.
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