Avvenire di Calabria

La proposta bocciata in Senato riapre il confronto politico sulla qualità dell'azione amministrativa anche a Reggio Calabria

Terzo mandato, parla Giuseppe Marino: «Serve altro»

Il capogruppo Pd al Comune non ha dubbi sulla strada da seguire per contribuire a costruire un sieme un'idea rinnovata di territorio

di Francesco Chindemi

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Dopo la bocciatura in Commissione Affari Costituzionali al Senato della proposta sul terzo mandato, il capogruppo Pd Giuseppe Marino al Comune di Reggio Calabria non ha dubbi sulla strada da seguire per rilanciare l'azione aministrativa di Regioni e grossi comuni, come Reggio Calabria.

«Il Terzo mandato è già fallito»

La proposta della Lega per introdurre il terzo mandato ai presidenti di Regione è stata bocciata sonoramente in Commissione affari costituzionali al Senato giovedì scorso. Un segnale forte, che chiude – per ora – la porta a un’ipotesi che aveva già spaccato la maggioranza. E che aveva riacceso il dibattito anche a livello locale, in particolare nei comuni, dove l’Anci, con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, aveva rilanciato l’estensione del terzo mandato anche ai primi cittadini delle città sopra i 15 mila abitanti. Un tema che non ha mancato di alimentare il dibattito politico anche in Calabria, in particolare a Reggio, dove il secondo mandato del sindaco Giuseppe Falcomatà volge al termine.



Giuseppe Marino, capogruppo Pd in consiglio comunale, non usa mezzi termini: «La mia posizione, così come quella del mio partito, è netta. Il terzo mandato è un baratto tra partiti di governo, nato per blindare la continuità di Zaia in Veneto. Un accordo che pare già fallito. Ma il problema resta: la politica non può diventare mestiere».

«Due mandati, sono più che suffcienti per programmare, agire e trasformare il territorio»

Due mandati, ribadisce Marino, bastano. «Sono un tempo sufficiente per programmare, agire, trasformare il territorio. Superarlo significherebbe portare a degenerazione il sistema, creare potentati locali. Ma la democrazia ha bisogno di alternanza, di fasi nuove. La politica è servizio, non professione». Una prospettiva, quella indicata da Marino, auspicata anche per la Regione Calabria e, in particolare, per Reggio.


PER APPROFONDIRE: La partecipazione è donna, voci e prospettive rosa per il futuro di Reggio Calabria


«Sono stati per il comune dieci anni di lacrime e sangue, segnati dal peso dei debiti ereditati e dal lavoro di risanamento, ma anche da una progettazione concreta, da opere realizzate e da importanti risorse europee intercettate. Oggi è il momento di rilanciare, con volti e idee nuove, facendo però tesoro dell’esperienza maturata — e anche degli errori — per costruire una proposta di città capace di guardare avanti». Cosa serve per rendere più efficace e forte l’azione amministrativa in enti importanti come lo è il comune di Reggio Calabria?

Parola d'ordine: partecipazione

Marino non ha dubbi: «Serve coinvolgimento. Le decisioni devono nascere con il popolo. I percorsi partecipativi sono l’unico antidoto al distacco tra palazzo e piazza». A dimostrarlo, esempi concreti: «Il Parco del Vento a Pellaro, nato dalla tesi di laurea di una studentessa, Elvira Stagno, diventata progetto condiviso con il quartiere. La gioia che si respira oggi in quel luogo – racconta Marino – è il frutto di un’idea collettiva, costruita dal basso». E ancora, i servizi per l’infanzia, le coprogettazioni col terzo settore, gli asili nido con ActionAid, il risanamento dell’Atam. «Lì, con i lavoratori, i sindacati, abbiamo progettato insieme la rinascita dell’azienda. Non solo salvata, ma rilanciata». Partecipazione, per Marino, significa radicamento. Significa «decisioni durature, non calate dall’alto».



Ma la partecipazione, per essere reale, ha bisogno di strumenti. «È tempo di restituire a Reggio un sistema di decentramento amministrativo. Le cinque nuove circoscrizioni già delineate dalla seconda commissione consiliare vanno attuate. Serve una nuova architettura istituzionale: piccoli municipi nei quartieri, consulte tematiche rafforzate, comitati attivi». Una macchina che ascolta, non solo che governa. Insieme a questo, «occorre un tavolo di partenariato permanente: sindacati, categorie produttive, terzo settore. Una cabina di regia civica, da convocare ogni volta che la città è chiamata a decidere davvero».

«Non significa – precisa Marino – sminuire la funzione del consiglio comunale. Al contrario, si arricchisce nel suo ruolo politico, se impara a ragionare insieme alla gente. Così Reggio farebbe davvero quel salto di qualità che tutti auspicano e la città merita».

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