Avvenire di Calabria

La loro vicenda è tornata d'attualità dopo l'approvazione di un emendamento confluito nel decreto Milleproroghe a firma dei deputati reggini Cannizzaro e Arruzzolo

Tirocinanti calabresi: «Stufi di essere i jolly della PA, pretendiamo dignità e futuro»

Ad "Avvenire di Calabria" raccontano oltre dieci anni di «precariato atipico» sperando finalmente in un cambio di passo della politica verso la definitiva stabilizzazione

di Francesco Chindemi

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Sull'ultimo numero di "Avvenire di Calabria", in edicola domenica scorsa con il quotidiano della Cei "Avvenire", ci siamo occupati del "caso" dei tirocinanti della pubblica amministrazione. Una vicenda tornata d'attualità dopo l'emendamento al decreto Milleproroghe, nel frattempo convertito in legge, che ha riacceso i riflettori su questo esercito di 4 mila persone che attendono da anni una definitiva ricollocazione sul mercato del lavoro. Vi riproponiamo le loro testimonianze.

Tirocinanti calabresi, la testimonianza: «Non possiamo definirci nemmeno precari»

All’interno degli enti locali calabresi si cela un’esistenza fatta di precarietà e incertezza, raccontata dalle testimonianze di coloro che operano come tirocinanti di inclusione sociale (Tis). In tutto sono quattromila, sparsi nei vari enti della regione. Francesco Creazzo, residente a Campo Calabro, ma applicato al Comune di Scilla, ci racconta della sua esperienza come operatore culturale presso il castello, simbolo della cittadina tirrenica.


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«Come viviamo? Da precari, anzi nemmeno», afferma con amarezza. Il suo stipendio, così come quello degli altri colleghi, fermo a settecento euro da due anni, non fa che evidenziare le difficoltà di arrivare dignitosamente a fine mese, «specie per chi - afferma - è monoreddito».


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Rosa Ferrandello, impiegata presso il Comune di Polistena, condivide un racconto simile. Attualmente lavora nell’ufficio cimiteriale, ma è passata per vari settori durante i sette anni di tirocinio. «La nostra condizione di “lavoratori non lavoratori” non ci restituisce dignità lavorativa, né uno stipendio decente», afferma con voce carica di frustrazione.

🎧Ascolta le testimonianze dei Tirocinanti calabresi in questo episodio del Podcast Good Morning Calabria 👇

Vivere ai limiti della «soglia di povertà» è una realtà per lei, così come per gli altri tirocinanti calabresi. L’emendamento al Milleproroghe (a firma dei deputati reggini di Forza Italia Cannizzaro e Arruzzolo), recentemente convertito in legge, potrebbe rappresentare una svolta, ma «senza le risorse necessarie, i Comuni avranno difficoltà a procedere alla contrattualizzazione in deroga che non significa stabilizzazione», racconta ancora Rosa.

«Noi lavoratori in nero legalizzati!»

Lasciando il reggino, incontriamo Rosellina Rottura, impiegata presso l’Ente Provincia di Vibo Valentia. Evidenza un ulteriore aspetto. «Nei fatti - dice - siamo lavoratori a nero, legalizzati dalla politica, ma con mansioni (non riconosciute) da amministrativi: ci sbattono da una parte all’altra, dove si palesa una necessità». «Il nostro contributo economico è sotto la soglia di povertà», spiega con amarezza. La politica, secondo Rosellina, «dovrebbe impegnarsi per porre fine a questo stato di precarietà sociale, lavorativa ed economica, specialmente considerando che gli enti pubblici sono attualmente sotto organico».

La richiesta alla politica: «Considerateci lavoratori veri, chiediamo dignità»

Antonio Piraino, che presta servizio come Tis nel Comune di San Donato di Ninea (Cosenza), aggiunge un altro tassello al quadro della precarietà.


PER APPROFONDIRE: Tirocinanti calabresi in attesa, il loro futuro si gioca a Roma


«Siamo discriminati rispetto ad altri», sottolinea. La mancanza di una busta paga regolare rende difficile anche il sostegno alle proprie famiglie: «Non posso, ad esempio, richiedere un finanziamento per i miei figli».

«Chiedo alla politica di considerarci lavoratori veri, non Tis, e contribuire a porre fine a questa situazione di precarietà che poi è anche la volontà manifestata dal presidente della Regione Calabria Occhiuto», esorta. «Un primo passo - conclude - è stato fatto grazie all’emendamento». Ma bisogna tutelare l’intera la platea di Tis anche coloro al momento esclusi dalla contrattualizzazione.

«Adesso basta passerelle»

«La politica locale ha sfruttato il nostro status, potendo usufruire di lavoratori in nero e a costo zero», denuncia infine Sonia Rocca, tirocinante del Comune di San Vito sullo Ionio (Catanzaro) dal 2017. «Fino ad oggi abbiamo assistito a tante passerelle. Attraverso l’emendamento che ci riguarda spero che anche la politica nazionale, chiamata ad assumere le decisioni più importanti, possa cogliere questo grido disperato di quattromila persone che non vedono l’ora di realizzare un sogno: avere un lavoro che dia speranza e dignità a migliaia di famiglie che vivono in uno stato di precarietà da decenni».


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A Sonia non manca la fiducia, così come a Francesco, Rosa, Rosellina e Antonio. Non chiedono altro che smettere di vivere ai margini della stabilità lavorativa, stanchi di sentirsi «lavoratori fantasma».

Un passo avanti verso la stabilizzazione

È stato convertito in legge l’emendamento sulla contrattualizzazione a 18 ore per 18 mesi dei tirocinanti di inclusione sociale degli enti locali della Calabria. La proposta era stata presentata lo scorso 14 febbraio alla Camera dai deputati reggini di Forza Italia, Francesco Cannizzaro e Giovanni Arruzzolo.

Un importante passo in avanti verso il riconoscimento delle mansioni svolte dai tirocinanti di inclusione sociale (Tis) all’interno della pubblica amministrazione calabrese. Non si parla ancora di stabilizzazione, ma già vedere equiparato il proprio lavoro a quello degli altri dipendenti rappresenta un importante risultato.

Cosa prevede l'emendamento

L’emendamento inserito nel Decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio, «dà ai Comuni della Calabria la possibilità di assumere, in deroga ai limiti assunzionali vigenti, i tirocinanti, con contratti a tempo determinato, a tempo parziale di 18 ore settimanali, della durata di 18 mesi. È la prima volta nella storia che accade qualcosa del genere», commenta il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, Francesco Cannizzaro.

Questo intervento, ha motivo di ritenere l’onorevole reggino, «risponde alle richieste di migliaia di lavoratori e, al contempo, all’esigenza degli enti locali calabresi, che avevano più volte espresso la volontà e la necessità di regolarizzare questa platea di personale, fondamentale per il lavoro delle amministrazioni locali; personale che, ad oggi, non gode di alcun tipo di tutela giuridica e previdenziale».


PER APPROFONDIRE: Tirocinanti di inclusione sociale a confronto su futuro e ultime novità legislative


La nuova norma, continua, «offre la possibilità a tutto il bacino di lavoratori precari di poter finalmente regolarizzare la propria posizione, sottoscrivendo un contratto con la pubblica amministrazione, in deroga ai vincoli assunzionali vigenti per i comuni, fino ad oggi impossibilitati a effettuare questa operazione». Tuttavia, ammette lo stesso vice capogruppo azzurro, «i 5 milioni attualmente a disposizione sappiamo non essere del tutto sufficienti, ma siamo già al lavoro per reperire ulteriori risorse e incrementare il fondo istituito dallo Stato».

Inoltre, assicura Cannizzaro, «stiamo portando avanti il percorso normativo volto alla stabilizzazione di questo bacino di 4 mila lavoratori che, dopo anni prestati al servizio dello Stato, senza alcun tipo di riconoscimento e senza contributi, meritano dignità e rispetto».

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